“Quando mi è stato detto che gli agenti avrebbero identificato i contestatori (rimasti nell’atrio), ho abbandonato la cerimonia per chiedere loro di non farlo. E a domanda esplicita della Digos, ho risposto che l’Università non aveva alcuna intenzione di sporgere denuncia, nonostante che io fossi stato definito «suprematista bianco, razzista, colonialista»”.
È Tomaso Montanari, rettore dell’Università per Stranieri di Siena, che, con un lungo post su X, torna sulla protesta del Comitato per la Palestina di Siena portata in scena ieri all’inaugurazione dell’anno accademico dell’ateneo.
Uno degli attivisti tra l’altro si era confrontato vis a vis con lo stesso Montanari. E nessuno dei contestatori, fa sapere il rettore, è studente della comunità dell’Università per Stranieri. “Alla protesta è stata data una libertà e un diritto di espressione che raramente ho visto in cerimonie accademiche: lo rivendico con forza, perché questo accade in una università davvero democratica”, dice Montanari in riferimento alle ripetute interruzioni dei contestatori all’intervento del ministro Bernini.
L’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università per Stranieri di Siena è stata quest’anno interamente dedicata alla decolonizzazione, e alla necessità di costruire una memoria dei crimini coloniali dell’Italia.
Nel mio discorso da rettore, pronunciato di fronte alla… pic.twitter.com/CzEjQi3sR4— Tomaso Montanari (@tomasomontanari) February 19, 2024
“Un video diffuso sui social -continua – mi ritrae mentre torno in Aula Magna (dopo averli invitati ad un confronto pubblico, e dopo aver constatato che in quel momento erano interessati a urlare, e non a ragionare), dove la cerimonia intanto continuava”.
E prosegue: “Capisco profondamente la sofferenza del popolo palestinese, e non giudico in alcun modo chi, da questa profondamente scosso, arriva a sbagliare clamorosamente obiettivo, e non è disposto a discutere il senso profondo delle argomentazioni contro ogni boicottaggio universitario che avevo esposto in questo articolo dello scorso novembre. Credo solo che sia una strada sbagliata, miope, a suo modo inutilmente violenta”.
La chiosa: “Il professore curdo che ha aperto la cerimonia leggendo in turco una poesia di Nazim Hikmet sul colonialismo fascista italiano mi ha fatto notare che se avessimo boicottato le università turche per solidarietà al popolo curdo (e Dio sa se ce ne sarebbero le ragioni), lui non avrebbe mai potuto essere qua. Alla stupidità della violenza bisognerebbe saper opporre la resistenza dell’intelligenza”.