Il welfare aziendale è un fenomeno sempre più diffuso in Italia. Un numero crescente di organizzazioni, grazie ai benefici fiscali previsti dello Stato ma anche per effetto di una cultura generalmente più attenta al benessere dei lavoratori, sceglie infatti di sostenere i propri dipendenti e collaboratori attraverso misure e benefit di natura sociale.
Valutare il “peso” di questi interventi e il valore aggiunto che essi rappresentano per i territori in cui si realizzano non è tuttavia cosa semplice. I dati aggregati, infatti, non sono in grado di dirci i benefici che il welfare aziendale genera non solo per i lavoratori, ma anche per le comunità in cui essi vivono. Per questa ragione Fondazione Monte dei Paschi di Siena ha promosso una ricerca per esplorare lo sviluppo attuale del welfare aziendale nella provincia senese e le sue possibili evoluzioni. L’indagine, condotta dal Laboratorio di ricerca Percorsi di secondo welfare, ha inteso scattare una fotografia aggiornata del fenomeno nel Senese, ma anche mappare il posizionamento dei principali stakeholder territoriali sul tema – in modo particolare del mondo della cooperazione sociale – anche alla luce della crisi pandemica da Covid-19.
Nel corso dell’evento tenutosi questo pomeriggio è stato presentato il Rapporto “Un welfare aziendale ‘a filiera corta’. Attuale sviluppo e possibili evoluzioni in provincia di Siena”, esito delle ricerche condotte da Secondo Welfare tra marzo e settembre 2020. L’evento è stato aperto dai saluti di Carlo Rossi, Presidente Fondazione MPS, a cui ha fatto seguito la presentazione del Rapporto da parte di Franca Maino e Federico Razetti, ricercatori di Percorsi di secondo welfare. I contenuti del documento sono stati quindi discussi nel corso di una tavola rotonda a cui hanno preso parte Fabio Seggiani, Segretario Generale di Cgil Siena, Gian Luca Fe’, Segretario Generale di Femca Cisl Siena, Gianni Parigi, Area Relazioni Esterne ed Amministrazione Interna della Federazione Toscana Banche di Credito Cooperativo, e Vareno Cucini, Deputato Generale di Fondazione Monte dei Paschi di Siena, e la cui moderazione è stata assicurata da Valentino Santoni, ricercatore di Percorsi di secondo welfare), coautore dello studio.
Il Rapporto, hanno spiegato i curatori della ricerca, ha approfondito soprattutto la dimensione del welfare aziendale “a filiera corta”, ovvero quelle forme di welfare aziendale fortemente aperte al territorio, inclini ad attivare filiere di produzione di valore capaci di mettere a sistema le risorse locali e innescare circoli virtuosi di sviluppo (sociale ed economico) in una prospettiva sostenibile e inclusiva, coerente con l’Agenda 2030 dell’ONU. A tal fine sono state realizzate 19 interviste semi-strutturate con responsabili ed esperti di organizzazioni datoriali e sindacali, della Pubblica Amministrazione e del Terzo Settore del territorio. È stata inoltre realizzata una survey indirizzata alle 38 cooperative sociali che operano nella provincia di Siena.
La situazione nella provincia
Dai dati raccolti emerge che in provincia di Siena sono presenti esperienze di welfare aziendale particolarmente articolate promosse da alcune grandi imprese del territorio, come l’azienda farmaceutica GSK e l’istituto bancario Monte dei Paschi di Siena. Si registrano inoltre progettualità diffuse promosse da associazioni datoriali – come Confindustria Toscana Sud e API Siena – e dalle Banche di Credito Cooperativo toscane, e non mancano interventi ideati dagli Enti Bilaterali dei comparti dell’artigianato, del terziario, dell’agricoltura e dell’edilizia per le micro-imprese dei rispettivi settori. In generale la provincia di
Siena, caratterizzata da ottimi livelli occupazionali e un buono sviluppo industriale, presenta diverse esperienze interessanti anche se diversi elementi del suo tessuto produttivo – come la forte presenza di micro e piccole imprese, la generale frammentazione del tessuto produttivo e una forte specializzazione verso alcuni settori, come quello agroalimentare e del commercio – rendono difficile una diffusione capillare delle iniziative di welfare aziendale. Inoltre, nonostante le parti sociali del territorio mostrino un forte interesse per il tema del welfare aziendale, sia le associazioni datoriali sia i sindacati dichiarano una generale mancanza di cultura e interesse da parte dei lavoratori e degli imprenditori per il tema, sottolineando in particolare la barriera rappresentata dalla ridotta dimensione delle imprese presenti sul territorio.
Il ruolo potenziale del Terzo Settore
Secondo i ricercatori, gli Enti del Terzo Settore potrebbero avere un ruolo cruciale per cercare di incentivare modelli a filiera corta capaci di modificare questa situazione e creare le condizioni perché si attivino modelli di welfare aziendale “a filiera corta”. Come già accaduto in altri contesti, il Terzo Settore potrebbe infatti garantire una significativa fornitura di servizi anche nel campo del welfare aziendale e il know-how delle cooperative sociali rappresenterebbe un punto di forza per la realizzazione di piani all’interno delle singole imprese o per l’implementazione di progettualità territoriali. Al momento sembrano esserci però alcuni limiti culturali e organizzativi anche nel tessuto cooperativo senese, dettati soprattutto da una forte dipendenza dall’attore pubblico e da una scarsa propensione all’innovazione. Condizioni rese ancora più complesse a seguito dall’incertezza determinata dall’emergenza Covid-19. Ad oggi, tranne alcune piccole esperienze, le cooperative sociali senesi non hanno infatti investito nella predisposizione di un’offerta organica di servizi di welfare destinati alle imprese. Ciò appare discendere dalla percezione di costi eccessivi, dalla scarsità di conoscenze riguardanti la normativa e il welfare aziendale e dalla poca esperienza nell’interfacciarsi con le imprese commerciali.
La necessità di un percorso
Al fine di investire consapevolmente nel campo dei servizi di welfare aziendale, hanno spiegato i ricercatori, le cooperative sociali intervistate hanno espresso l’esigenza di un supporto sul fronte del capacity building, che permetta loro di conoscere meglio la materia (sul piano della normativa fiscale e del lavoro, ma anche su quello ideativo e organizzativo) e affinare le competenze progettuali per l’implementazione di misure e prestazioni rivolte a un mercato per loro nuovo. Per cercare di dare risposta a questo bisogno la Fondazione MPS ha scelto di promuovere un percorso di formazione e accompagnamento, che sarà condotto dal Laboratorio Percorsi di secondo welfare. L’intento è predisporre attività formative per il terzo settore, garantire un maggiore engagement degli attori locali e delle loro rappresentanze, strutturare una governance territoriale per promuovere e coordinare interventi e iniziative legate al tema del welfare aziendale, possibilmente a “filiera corta”. Il percorso si snoderà attraverso 5 incontri, che vedranno impegnati la Fondazione e i principali stakeholder della provincia da marzo a giugno 2021, quando si terrà un nuovo evento di restituzione al territorio.