“Ministro Valditara: i pedagogisti ci sono”: si riassume così l’accorato appello del consiglio direttivo dell’associazione dei pedagogisti italiani indirizzato al Miur e alle altre istituzioni.
La missiva è una risposta allo stesso Valditara che ha paventato la necessità della presenza di psicologi nella scuola in un momento in cui, a seguito della tragedia di Giulia Cecchetin, il tema della violenza di genere è tornato centrale.
Questa posizione, secondo l’Anpe, è “espressione di una scarsa consapevolezza di ciò che accade, ogni giorno”. “Ridurre – proseguono- la soluzione di una realtà dagli esiti altamente devastanti , qual è la violenza sulle donne, ad un mero e spesso sterile intervento psicologico, risulta un esercizio piuttosto inutile”
Da qui la richiesta di proporre, negli istituti, modelli educativi significativi e positivi.
“Qui c’è un problema educativo – evidenzia la docente dell’Università di Siena Loretta Fabbri -. Urge capire come educare le nuove generazioni ad un pensiero antisessista. Il sessismo riguarda processi che iniziano con la nascita e finiscono con la morte. Purtroppo questo fenomeno è ordinario in tutti i nostri rapporti. Ed ecco perché urge ragionare in modo più complesso”.
Per Loretta Fabbri, docente ordinaria di didattica e metodologia dei processi educativi e formativi dell’Università di Siena, il documento è dunque una sorta di invito.
“Per affrontare questo dossier servono professioni diverse. Il problema non è solo giuridico o psicologico. Ed è per questo che il senso della lettera è legittimo”.