L’aula lettura dell’Università per stranieri di Siena intitolata a Michela Murgia

Da oggi l’aula lettura dell’Università per stranieri di Siena è intitolata a Michela Murgia. Scrittrice, attivista, drammaturga, vincitrice nel 2010 del Premio Campiello con il romanzo Accabadora, Murgia è venuta a mancare nell’agosto scorso quando aveva appena 51 anni a causa di un male che non le ha lasciato scampo. A marzo Michela Murgia era stata ospite dell’ateneo per stranieri, dove aveva tenuto una lezione dal titolo “L’influenza e la strategia del soft power e dei k-contents”. Una lezione che fu molto partecipata dagli studenti dell’Università che ha la propria sede in piazzale fratelli Rosselli, e nel corso della quale la scrittrice aveva parlato di modelli importanti di sviluppo che si stanno registrando negli ultimi anni, facendo l’esempio di quel che sta avvenendo nella Corea del sud. A margine di quella iniziativa Murgia aveva parlato anche di un tema che le stava particolarmente a cuore come la lotta alla discriminazione di genere: “Negli anni – aveva dichiarato – sono stati fatti dei passi in avanti su tali questioni anche grazie agli sforzi delle attiviste, ma ci sono ancora tante cose che vanno colmate. Penso alla questione della differenza salariale ma credo che l’argomento sul quale ci si dovrebbe concentrare maggiormente sia quello del carico familiare che per la maggior parte ricade soprattutto sulle donne italiane”.

Questa mattina, dunque, l’intitolazione a Michela Murgia dell’aula lettura di Unistrasi. Presente alla cerimonia anche il rettore dell’Università degli studi di Siena, Roberto Di Pietra, ed era in sala per l’occasione il marito della scrittrice, l’attore e regista Lorenzo Terenzi. L’aula magna Virginia Woolf era piena di studenti, professori e semplici cittadini che hanno voluto rendere omaggio a Michela Murgia.

“Abbiamo bisogno di modelli ispiranti – ha commentato il rettore dell’Università per stranieri di Siena, Tomaso Montanari – e in questo modo i ragazzi che studieranno in quest’aula sapranno perché lo fanno. Si studia per cambiare il mondo perché così com’è non ci piace. Studiare vuol dire cambiare la propria vita. Michela Murgia è stata una figura esemplare e ispirante da questo punto di vista”.