Comincia oggi la seconda ristrutturazione di Banca Mps, necessaria per evitare la nazionalizzazione. Il Cda della banca dovrà approvare un nuovo piano “lacrime e sangue” per rimettere in piedi la banca da qui al 2017 e consentirle di tornare a una redditività sostenibile nel lungo termine, secondo le regole della Commissione Ue sugli aiuti di Stato.
Lo scrive il “Corriere della Sera” precisando che il punto di forza del nuovo piano è l’aumento da 2,5 mld – pari all’attuale valore di Borsa – da realizzare entro 12 mesi dall’ok di Bruxelles. A farne le spese sarà innanzitutto la Fondazione Mps, oggi primo socio al 33% circa ma destinata a scendere sotto il 10%, anche perché dovrà vendere parte delle azioni per rimborsare i 350 mln di debiti.
Sono attesi anche ulteriori tagli di sportelli, si parla di altri 200 dopo i 400 già decisi nel piano 2012; una riduzione di 23 mld di Btp in portafoglio, anche portando a scadenza parte di essi entro il 2017; nuovi esuberi di personale dopo i 4.600 già decisi (Viola punta ai prepensionamenti); un forte ricorso a Internet.