“Da una parte – spiega Bezzini – c’è da esprimere soddisfazione perché si blocca un iter che rischiava di minare l’integrità del nostro territorio, mettendo addirittura in discussione la possibilità di mantenere lo status di capoluogo per la città di Siena. Dall’altra però c’è il grande rammarico di aver dovuto assistere in tutti questi mesi all’emergere di un pasticcio istituzionale, che non ha mai avuto al suo interno nessun elemento che consentisse la nascita di una moderna riforma del sistema istituzionale. Il ddl ha solo sottratto energie e tempo preziosi agli amministratori e alle istituzioni di tutti i livelli, coinvolgendoli in una discussione che si è rilevata del tutto inconcludente. I grandi limiti del testo presentato dal governo erano chiari fin dall’inizio: i forti dubbi di costituzionalità; la mancanza di un legame tra riassetto istituzionale e funzioni; la disparità tra Province e città metropolitane; la cancellazione dell’elezione diretta e l’introduzione di criteri rozzi e puramente numerici per definire i capoluoghi e le nuove province. Il disastro era già annunciato all’interno del testo di legge”.
“Ora – conclude Bezzini – servono norme chiare ed urgenti da parte del Parlamento per evitare la confusione istituzionale in materia di funzioni e una dotazione adeguata di risorse per assicurare servizi essenziali per i cittadini su scuole, strade, difesa del suolo e protezione civile. L’auspicio è che da questa brutta pagina per il nostro Paese tutti traggano insegnamento, a partire dal prossimo governo e Parlamento che dovranno fin da subito aprire un cantiere vero di riforma delle istituzioni all’insegna della modernità, dell’efficienza e della riduzione dei costi”.