“Siamo di fronte a una deriva centralista che tende a ridimensionare pesantemente il ruolo delle autonomie locali. Il governo e il Parlamento stanno sottovalutando il tema della rappresentanza e del protagonismo dei territori, ma sbagliano. La riforma dell’assetto istituzionale delle Province penalizzerà i comuni più piccoli e più distanti dalle aree urbane, metterà a rischio politiche di sviluppo locale, ridurrà gli spazi di democrazia a scapito dei cittadini”. Lo ha detto oggi (lunedì 30 luglio) in Consiglio provinciale il presidente della Provincia di Siena, Simone Bezzini, intervenendo al dibattito sull’atto di indirizzo “Assetto istituzionale delle Province” su cui è ancora in corso la discussione.
“In realtà come la nostra – ha sottolineato Bezzini – dove la dimensione provinciale è molto di più di una dimensione istituzionale, le conseguenze della riorganizzazione della Provincia saranno enormi. Le relazioni tra amministrazione provinciale e Comuni sono storicamente consolidate e hanno contributo, nei decenni, a sviluppare qualità dei servizi, coesione sociale e sviluppo sostenibile. Tutto questo, oggi, rischia radicalmente di venire meno con una Provincia debole e dalle funzioni pesantemente ridimensionate. Penso, ad esempio, alla delega sulla promozione e il coordinamento dello sviluppo economico e sociale che avranno le città metropolitane, ma non le nuove Province, con una disparità di trattamento evidente tra grandi città e territori più marginali. Sarebbe grave se funzioni come queste, insieme all’agricoltura, a quello che rimane del turismo, alla formazione e al lavoro, solo per citarne alcune, venissero regionalizzate e, quindi, allontanate dai territori, dopo che in questi anni, almeno in provincia di Siena, si sono costruite esperienze di eccellenza”.
“Il mio timore – ha continuato Bezzini – è che si rischi, piuttosto, una desertificazione dei territori più deboli. Come ho sottolineato più volte, quello che si profila all’orizzonte è un Paese diviso tra territori di serie A, rappresentati dai capoluoghi di regione; territori di serie B, costituiti dai comuni più grandi o prossimi alle aree urbane e territori di serie C, rappresentati dalle aree montane e da quelle a dominanza rurale, più lontane dai maggiori centri abitati, già colpiti dal venire meno di tribunali, strutture socio-sanitarie e uffici postali”. “Di fronte a questo quadro, preoccupante, la mia proposta è quella di rivedere il processo riformatore, prima di riorganizzare i confini, a partire dalle funzioni che saranno attribuite ai nuovi enti in un percorso serio di semplificazione delle competenze. Solo allora si potrà procedere con la definizione di bacini ottimali per lo svolgimento delle funzioni”. “Infine – ha concluso Bezzini – è fondamentale riaprire una riflessione sulla rappresentanza, ripristinando l’elezione diretta degli organi. Non allontaniamo i cittadini. Sono loro i primi a chiedere maggiore partecipazione democratica e più coinvolgimento nelle scelte. Non è il tempo di tornare indietro, riducendo gli spazi di democrazia”.