E’ terminata la sesta votazione; la quinta ha avuto esito negativo perché il Pd ha votato scheda bianca e il Pdl non ha partecipato. Nell’incertezza complessiva si è atteso l’esito dei colloqui con il Quirinale in cui è stato chiesto a Giorgio Napolitano di accettare un secondo mandato. E’ l’unica possibile soluzione per disinnescare una situazione politica esplosiva, creata dalle spaccature interne al Pd e dall’indisponibilità di convergere su nomi condivisi da parte di M5S e Pdl. Chi sperava di avviare una fase nuova dei rapporti politici nel Paese con l’elezione della più alta carica dello Stato rimane deluso. Allo stesso tempo rimane deluso anche chi ha cercato di piegare la natura del Pd a un accordo politico con Berlusconi.
L’assemblea del gruppo Pd ha condiviso a larghissima maggioranza la proposta portata dal segretario dimissionario. La scelta cade dunque su Napolitano, che ancora una volta accetta di supplire all’incapacità della politica di riformarsi. Il Presidente rappresenta una garanzia certa di equilibrio politico e credibilità internazionale. Chi in questi anni lo ha criticato ferocemente, Grillo ad esempio, non ha mai potuto imputargli partigianeria o atteggiamenti che non fossero rivolti alla soluzione delle controversie politiche che hanno attraversato il suo settennato. Eleggere Giorgio Napolitano rappresenta la possibilità di formare un governo con chi vorrà starci, senza preclusioni, ma senza nemmeno giocare allo sfascio istituzionale sulla pelle del Paese. Il reincarico a Napolitano sarà accolto in maniera contrastata. Per come è maturato, malgrado l’iniziale diniego dell’interessato e l’evidente sacrificio a cui si sottopone, non sarà accolto come scelta di responsabilità compiuta pensando e sperando di sbloccare il Paese dall’empasse in cui si trova. Alcuni criticheranno questo voto in buona fede, altri con la furia di chi ha solo certezze. E’ senz’altro grave essere arrivati a questo punto, e chi ha condotto le forze politiche maggiori fin qua dovrà assumersene responsabilità e trarne conseguenze. Per ora, gli unici che l’hanno fatto sono il segretario ed il presidente del Pd (Pierluigi Bersani e Rosy Bindi). Chi ha affossato Prodi adesso sta nell’ombra. Chi gioca la partita del caos istituzionale va in piazza a Roma pensando di accrescere il proprio consenso. La partita si sposta dunque tra le forze politiche e all’interno di esse. Lo scrutinio si è concluso con 738 voti per Giorgio Napolitano che inizia il suo nuovo mandato per il quale si prospettano giorni intensi.