Oggi, la cosa più concreta che possiamo fare è ratificare velocemente la convenzione europea contro la violenza sottoscritta dal Governo lo scorso 27 settembre, anche grazie alle iniziative, agli atti parlamentari, alle proposte di legge e alle mozioni che abbiamo presentato. In questi ultimi mesi, poi, abbiamo lavorato, in Parlamento, negli enti locali, grazie il contributo delle donne italiane, per fare in modo che ciò avvenisse. Adesso, con il voto del Parlamento l’auspicio è che si possa finalmente dotare il nostro Paese di un quadro giuridico e di un insieme di norme efficaci per fronteggiare un problema ancora enorme. Lo dimostrano i dati: dall’inizio dell’anno sono state 106 le donne uccise e in Italia, rispetto al 2010, le vittime sono il 6,7% in più. Di questi omicidi, poi, 7 su 10 sono avvenuti dopo maltrattamenti o forme di violenza fisica o psicologica e circa il 70% di questi femminicidi sono compiuti da partner o parenti. Anche in Toscana il fenomeno è in crescita, come emerge dall’ultimo rapporto sulla violenza di genere: sono quasi sei mila le donne che dal 2009 al 2012 si sono rivolte ai 25 centri antiviolenza della Toscana e il loro numero è in crescita anche se è ancora bassa la percentuale di coloro che trovano il coraggio di denunciare le violenze. Un fenomeno trasversale, esteso e complesso che non può essere affrontato solo dall’inasprimento delle pene, ma che merita di essere aggredito dal punto di vista culturale e delle relazioni. Si tratta, infatti, di un dramma strettamente legato alla struttura della nostra società che pone uomini e donne in una relazione di disparità e troppo spesso di dominio, sopraffazione e di mercificazione.
Mercoledì scorso alla Camera si è svolto un passaggio importante promosso dalla rete delle parlamentari contro la violenza, che ha visto deputate di forze politiche diverse muoversi all’unisono sul tema. Spero che tale condivisione sia confermata presto dal voto di ratifica della convenzione, che è lo strumento più concreto per coordinare norme e servizi, oltre che per supportare i centri antiviolenza e la rete di volontarie, da anni è impegnata contro la violenza. Ma anche uno strumento per investire su formazione ed educazione al rispetto tra i generi, per contribuire cosi alla costruzione di un Paese più civile, perché un Paese che tollera la violenza sulle donne non può considerarsi tale”.
Susanna Cenni,
deputata del Partito democratico