Una proposta di legge che “tenga insieme” le norme europee, con regole capaci di tutelare aziende e lavoratori del design, salvaguardando la creatività e la qualità di un importante settore del Made in Italy. E’ quella presentata dalla deputata del Partito democratico Susanna Cenni e depositata nei giorni scorsi. La proposta di legge, a prima firma della deputata senese, (e che vede tra i firmatari numerosi colleghi toscani, il capogruppo di Forza Italia, Renato Brunetta, mentre Sel sta lavorando ad un proprio testo) punta a definire, in linea con le direttive dell’Ue, una nuova normativa di riferimento che possa tutelare i produttori dei “classici del design” e i livelli occupazionali. Cuore della proposta di legge è la modifica dell’articolo 239 del codice della proprietà industriale. Una modifica che consenta alle aziende di continuare a produrre oggetti di design considerati di «pubblico dominio» prima del 2001, salvaguardando le stesse imprese da interpretazioni giudiziarie difformi.
“Quella a tutela delle aziende e dei lavoratori del design – afferma Cenni – è una lunga battaglia che sto portando avanti da molto tempo con interrogazioni, ordini del giorno, risoluzioni e attraverso numerosi incontri con gli uffici competenti del Governo. Adesso, dopo la scadenza lo scorso 19 aprile della moratoria che ha consentito alle imprese di continuare a produrre, si rende necessario normare e dare un po’ di tranquillità ad imprese già provate dalla crisi. Con la proposta di legge si intende infatti giungere a un punto di svolta per superare quella logica del rinvio, delle proroghe, delle diverse interpretazioni da parte dei tribunali, che ha fatto vivere anni difficilissimi alle imprese interessate. C’è bisogno di un quadro normativo certo che non penalizzi ulteriormente un tessuto produttivo che esprime competenza, valore economico, crea occupazione e reddito. Un tessuto produttivo che riguarda circa 700 aziende per lo più artigiane, dislocate in numerosi distretti produttivi ed industriali, che occupano circa 13.500 addetti, con un fatturato di circa 950 milioni di euro annui e che per oltre 50 anni hanno prodotto oggetti di pubblico dominio. Nella proposta di legge si ribadisce e si chiarisce che la protezione autoriale non può essere invocata per le opere di disegno industriale che erano di pubblico dominio prima del 2001. Il testo depositato può essere un passo in avanti importante, ma ovviamente auspico che il Governo possa accelerare i tempi, intervenendo direttamente sulla questione in uno dei provvedimenti economici, che giungeranno prossimamente in aula”.