Agricoltori e allevatori di Coldiretti Siena sposano “La battaglia di Natale” promossa per “difendere l’economia e il lavoro delle campagne dalle importazioni di bassa qualità spacciate come italiane” e dal Brennero bloccano i camion in arrivo dall’Austria in difesa del Made in Italy. Alcuni erano partiti martedì, altri nella notte, per essere, fin dalle prime ore della mattina alla frontiera del Brennero per la mobilitazione “La battaglia di Natale: scegli l’Italia”, con giubbotti e cappelli gialli, per occupare, pacificamente, l’area di parcheggio Brennero al km 1 dell’autostrada in direzione sud Austria – Italia. “Il primo tir che abbiamo fermato conteneva grano proveniente dalla Germania – spiega Fausto Ligas, presidente Coldiretti Siena – uno dei prodotti principe dell’agricoltura senese. Proprio grazie alla cerealicoltura il Senese crea importanti ricadute economiche su tutto il territorio in cui ha creato indotto e, come sappiamo, il grano estero che finisce nei prodotti che si fregiano del made in Italy è il principale nemico di tutta la filiera economica che ruota attorno ai prodotti che se ne ottengono, dalla pasta dei coltivatori toscani al pane, ai dolci. Siamo tutti schierati, dal nord al sud del Belpaese, attorno al tracciato stradale per fermare i camion per sapere cosa arriva e dove questi prodotti vanno a finire. Con questa azione vogliamo chiedere il sostegno per la proposta di etichettatura obbligatoria per tutti i prodotti alimentari. La nostra è una battaglia per la difesa del tricolore, non solo per gli agricoltori, ma anche per l’economia dei territori, per la difesa dei posti di lavoro e per la legalità”. Tanti gli striscioni che campeggiano lungo il Valico del Brennero, tra questi: “615mila maiali in meno in Italia grazie alle importazioni alla diossina dalla Germania”, “1 mozzarella su 4 è senza latte”, “Italia Germania 3 a 1, undici politici con le palle cercasi” e, a far da sfondo a questo slogan c’è la foto della squadra vincitrice dei mondiali 1982, “Il falso prosciutto italiano ha fatto perdere il 10 % dei posti di lavoro”, “Basta inganni scegli l’Italia”, “Subito l’etichetta per succhi di frutta, salumi, formaggi e mozzarelle”, “il falso Made in Italy uccide l’Italia“, “Fuori i nomi di chi fa i formaggi con caseine e cagliate”.
Non tutelare il cibo made in Italy: quanto ci costa. Studio Coldiretti-Unioncamere
Nei primi nove mesi 2013 rispetto all’inizio della crisi nel 2007, secondo lo studio Coldiretti-Unioncamere con la crisi sono state chiuse in Italia 140mila (136.351) stalle ed aziende anche a causa della concorrenza sleale dei prodotti di minor qualità importati dall’estero che vengono spacciati come Made in Italy. Solo nell’ultimo anno – sottolinea la Coldiretti – sono scomparse 32.500 tra stalle ed aziende agricole e persi 36mila occupati nelle campagne. «Stiamo svendendo un patrimonio del nostro Paese sul quale costruire una ripresa economica sostenibile e duratura che fa bene all’economia all’ambiente e alla salute», afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo. Oggi l’Italia, anche a causa delle importazioni di minor qualità – sottolinea la Coldiretti – produce appena il 70% dei prodotti alimentari che consuma ed importa il 40 % del latte e della carne, il 50% del grano tenero destinato al pane, il 40% del grano duro destinato alla pasta, il 20 % del mais e l’80% della soia. Dall’inizio della crisi ad oggi le importazioni di prodotti agroalimentari dall’estero sono aumentate in valore del 22 %, in questo caso secondo un’analisi di Coldiretti relativa al commercio estero nei primi otto mesi del 2013. Gli arrivi di carne di maiale sono cresciuti del 16 %, mentre le importazioni di cereali, «pronti a diventare pasta e riso spacciati per italiani», hanno segnato un boom (+45 %), con un +24% per il grano e un +49 % per il riso. Aumenta anche l’import di latte, +26 per cento, «anch’esso destinato a diventare magicamente made in Italy». Netta pure la crescita delle importazioni di frutta e verdura, +33 %, con il pomodoro fresco che sovrasta tutti (+59 %).