Lettera aperta dei consiglieri comunali Pd di Siena Bazzini Giovanni, Gioia Anna, Guideri Luca, Pace Lucio, Piccini Alessandro, Ranieri Gianluca: appello al segretario regionale del Pd Andrea Manciulli.
Con estrema chiarezza abbiamo dato conto, pubblicamente, dei voti espressi nella seduta di consiglio comunale del 27 aprile. Convinti che questa chiarezza aiuti ad entrare, finalmente, nel solo merito della questione: quella di approvare un bilancio consuntivo reale fotografia della situazione, per intervenire, se necessario, coi dovuti correttivi. Per il bene dell’amministrazione comunale e di questa città. L’atto da noi votato così recita: “il Consiglio Comunale di Siena non ritenendo possibile approvare questo Rendiconto di Gestione 2011 invita il Sindaco a riproporre con la massima celerità – e, comunque nei termini di legge minimi possibili, non oltre il prossimo mese di maggio – un nuovo Rendiconto di Gestione 2011, accompagnato anche da un riequilibrio del Bilancio di previsione 2012 contenente tutte quelle azioni che prevedano manovre strutturali, una reale e sostanziale riduzione delle spese e rinegoziazione dei debiti per investimenti”.
Ci preme però porre la questione, ora, su un punto estremamente grave emerso dalle cronache di questi giorni: la minaccia di sanzioni nei nostri confronti ad opera dei vertici provinciale e comunale del PD.
Minaccia è il termine appropriato, perché di altro non si tratta. Come oramai ampiamente conosciuto dai senesi, infatti, si è nel pieno di un percorso amministrativo di cui i voti di venerdì sono solo un passaggio, non pregiudiziale al varo di un rendiconto che sia, davvero, all’insegna della legittimità e della correttezza strutturale (un dovere dell’azione degli amministratori nei confronti di chi li ha eletti).
Un passaggio che è parte di quella dialettica di cui vivono e devono vivere le istituzioni democratiche. Partiti compresi.
Parlare dunque ora di sanzioni è negare il diritto alla dialettica. Minacciarle, come hanno fatto Meloni e Carli, è invocare la sola logica dell’allineamento acritico, che è contro lo spirito e le norme del Partito Democratico (si guardino Statuto e Codice Etico, in proposito).
Al Partito, dunque, di cui siamo cofondatori e legittimi componenti, chiediamo tutta la tutela che si deve a chi svolge coscienziosamente il proprio mandato, democraticamente ricevuto dal corpo elettorale, nel solco del programma elettorale condiviso e della linea politica espressa dal PD negli organi competenti. Perché questo stiamo facendo. Ogni tentativo di delegittimarci odora troppo di vecchio (?) stalinismo.
O dobbiamo anche noi, come il noto mugnaio di Potsdam, sperare che ci sia un giudice a Berlino?