“Le sagre che valorizzano territorio e tradizioni vanno salvaguardate, tutte le altre no. Le istituzioni abbiano il coraggio di scegliere, o si troveranno a dover dare risposte a chi finora lavorava nei ristoranti, e domani non ci lavorerà più”. Così Gaetano De Martino, Presidente dei ristoratori Fiepet di Siena e provincia, interviene all’indomani della presentazione a Roma del rapporto 2012 su Sagre e manifestazioni gastronomiche di piazza: un fenomeno da quasi 18mila eventi all’anno su scala nazionale, 1500 in Toscana, la gran parte delle quali concentrate nel periodo estivo. Presenti i vertici italiani dell’Associazione Italiana Pro Loco, di Slow Food e della Fiepet, oltre a Susanna Cenni (Commissione Agricoltura della Camera), l’incontro di Roma ha condiviso la necessità di differenziare, finalmente ed in maniera netta, i diversi tipi di evento da piazza. “La proliferazione sempre più selvaggia crea un danno crescente – osserva De Martino – non solo per i ristoratori ma anche per chi promuove iniziative realmente legate alla tradizione ed alle tipicità di un territorio. E’ necessario distinguere da queste iniziative le altre, che puntano a fare cassa, a dispetto di un’apparenza il cui unico scopo è quello di sfuggire alle normative che i pubblici esercizi sono tenuti ad osservare. I Comuni che le autorizzano devono prendersi le loro responsabilità, e dimostrare se preferiscono tutelare l’occupazione di chi lavora in questo settore, o invece farsi belli agli occhi di soggetti che normalmente fanno tutt’altro. Nella ristorazione gli impieghi a chiamata stanno sostituendo sempre più quelli stagionali; se continuiamo così spariranno anche quelli”.
Il rapporto Fiepet ha stimato in poco meno di 35 milioni di euro il volume di affari annuo delle sagre toscane, un valore inferiore solo a quello di Lombardia ed Emilia Romagna. Due anni fa, una precedente ricognizione di Confesercenti ne aveva contate in provincia di Siena quasi 200. Da Roma è stato rilanciato anche un appello per la salvaguardia della salute dei consumatori: non sono rari i casi di manifestazioni in cui centinaia di commensali sono serviti da un solo bagno chimico, o dove i pasti vengono preparati in cucine ‘da campo’ rizzate su sterro o ghiaia. Adesso, oltre agli sviluppi del confronto avviato con Pro Loco e Slow food su scala nazionale, c’è attesa per quanto disporrà la Regione Toscana nella prossima revisione del Codice del commercio.