“Considerate le novità emerse nelle ultime ore intorno alla Banca Mps, è opportuno che la Deputazione della Fondazione Monte dei Paschi spieghi ai lavoratori e alla città intera le eventuali motivazioni sul sostegno alle modifiche allo statuto e all’aumento di capitale, prima dello svolgimento dell’assemblea dei soci convocata per il 9 ottobre, e non durante l’assemblea stessa. Se necessario, chieda l’aggiornamento della seduta o crei le condizioni per il rinvio”. E’ questo l’appello lanciato alla Fondazione Mps da Luca Bianchi, Riccardo Burresi, Sergio Burrini, Maria Alberta Cambi, Alessandro Pinciani, Raffaella Senesi.
“Nelle ultime ore sono emerse novità e prese di posizione molto rilevanti – viene spiegato nell’appello – che richiedono un approfondimento ulteriore intorno alla situazione di Banca Mps e l’apertura di un dibattito vero e aperto. Innanzitutto è arrivato il pronunciamento dell’Eba. L’autorità bancaria europea ha sostanzialmente riconosciuto che Banca Mps si è messa in linea con i parametri di capitalizzazione poiché al 30 giugno mancavano 1,7 miliardi che successivamente sono stati coperti con l’arrivo dei Monti bond da 3,4 miliardi.
La procedura di assegnazione degli aiuti governativi è in corso, manca il via libera definitivo della Ue previsto nelle prossime settimane. L’aumento di capitale da 1 miliardo, quindi, al momento non è necessario. Non c’è nessuna fretta di dare una delega in bianco al Cda, che tra l’altro dichiara di voler procedere all’aumento nei prossimi anni. Sarebbe auspicabile, a questo punto, attendere perlomeno l’esito della procedura Ue”.
“In secondo luogo – prosegue l’appello – è arrivato un pronunciamento unanime, chiaro e forte dell’amministrazione provinciale di Siena, che attraverso la Commissione Affari Generali con il voto favorevole di Pd, Pdl, Idv, Udc e Lega ha chiesto alla Fondazione di salvaguardare il suo ruolo di azionista di riferimento, ruolo messo inevitabilmente in discussione dalla delega di aumento di capitale che la Fondazione stessa ad oggi non è in grado di sostenere, con la conseguenza di andare verso una diluizione della quota e la perdita della sua preminenza in assemblea dei soci. Terzo elemento emerso in queste ore è la rottura della trattativa tra la dirigenza della Banca e i rappresentanti dei lavoratori. Sarebbe singolare che la Fondazione, massimo garante della città e dei senesi nell’ambito della Banca, decidesse di attribuire al Cda maggiori poteri nel momento in cui lo stesso Cda e il presidente Alessandro Profumo chiudono le porte a ogni accordo con i dipendenti, che rappresentano il legame diffuso tra città e Banca”.
“Di fronte a questi elementi di fondamentale importanza – conclude l’appello – , che hanno portato a numerose prese di posizione ancora in queste ore, è bene fermarsi a riflettere, aprire una nuova fase di confronto, affinché la Fondazione tenga fede in maniera decisa alla sua missione: salvaguardare la centenaria senesità della Banca. Indirizzo essenziale per Siena che serve a far chiarezza delle posizioni espresse dalle forze politiche del territorio. Se la Fondazione ritiene di dover procedere comunque all’approvazione dei punti proposti all’assemblea del 9 ottobre, se ne assumerà la responsabilità, nella persona dei membri della Deputazione amministratrice. Viste le novità emerse, però, un supplemento di riflessione e di confronto è quanto mai indispensabile”.