Muro contro muro. Tra Alessandro Profumo, presidente Mps, e la Fondazione, che della banca è primo azionista con il 33,5%, non c’è possibilità di accordo. E il manico del coltello ce l’ha l’ente guidato da Antonella Mansi, che oggi da sola rappresenta oltre i due terzi dei presenti all’assemblea degli azionisti chiamata ad approvare l’aumento di capitale. A dividere presidente e Fondazione i tempi per realizzare l’operazione, entro gennaio secondo Profumo, entro fine maggio per la Mansi. Passerà quindi la proposta della Fondazione, e Alessandro Profumo avendo contro il suo primo azionista non potrà che trarne le necessarie conseguenze. Dimissioni che però arriveranno dopo il cda del 7 gennaio, e non oggi, secondo i ben informati. La presidente Mansi nel suo intervento davanti agli azionisti ha raccolto molti applausi, ricordando come la Fondazione, se passasse oggi l’aumento di capitale perderebbe il suo ruolo di garante della tutela degli interessi del territorio, non avendo più alcuna quota rilevante. Mansi ha anche escluso il rischio di nazionalizzazione, e aggiungendo che la banca è sana. Profumo da parte sua non parla per ora, lo farà obbligatoriamente dopo tutti i 27 interventi previsti.
Fonte: agenzia LaPresse