Il consiglio provinciale di Siena dice “No all’Italia senza le Province” e approva all’unanimità – con il non voto dell’Idv – l’ordine del giorno proposto dall’Upi a tutti i 107 Consigli provinciali d’Italia, riuniti oggi, martedì 31 gennaio in occasione della giornata di mobilitazione nazionale dedicata al futuro delle Province. L’ordine del giorno è stato approvato con un emendamento proposto dalla Lega Nord e integrato dal Pd. Il consiglio ha anche respinto un ordine del giorno incidentale presentato da Antonio Giudilli (Idv).
L’ordine del giorno dell’Upi. “Le Province – si legge nell’ordine del giorno – richiedono unitariamente alle Regioni di promuovere i ricorsi di fronte alla Corte Costituzionale, per fare dichiarare l’incostituzionalità di alcune disposizioni contenute nel decreto legge 201/2011 che violano i principi costituzionali di autonomia e democrazia e sono in contrasto con la forma di stato prevista dal titolo V, parte II, della Costituzione. Le Province richiedono unitariamente al Governo e al Parlamento di approvare una riforma organica delle istituzioni di governo di area vasta, puntando su una razionalizzazione delle Province attraverso la riduzione del numero delle amministrazioni; una ridefinizione e razionalizzazione delle loro funzioni; l’eliminazione di tutti gli enti intermedi strumentali, quali agenzie, società e consorzi, che svolgono impropriamente funzioni che possono essere esercitate dalle istituzioni democraticamente elette previste dalla Costituzione; l’istituzione delle Città metropolitane come enti per il governo integrato delle aree metropolitane e la destinazione dei risparmi conseguiti con il riordino degli enti di area vasta a un fondo speciale per il rilancio degli investimenti degli enti locali”.
“In un’Italia senza Provincia – continua l’ordine del giorno – ci sarebbero meno garanzie democratiche; verrebbero garantite meno opportunità a chi è più debole; diminuirebbe l’identità locale fatta di storia e cultura e le istituzioni si allontanerebbero dai cittadini. Per questo, chiediamo ai Parlamentari del territorio di farsi promotori in Parlamento di iniziative volte a garantire l’esistenza delle Province intese come strumento di partecipazione democratica dei cittadini nel governo del territorio; alle organizzazioni sindacali di mobilitarsi contro l’abolizione o allo svuotamento delle Province, per tutelare le persone che ci lavorano; alle forze economico-sociali di mobilitarsi per ristabilire un punto di riferimento istituzionale certo nel territorio, utile a garantire il rilancio degli investimenti per lo sviluppo locale e a tutti i cittadini di manifestare il loro amore per il territorio, opponendosi all’abolizione o allo svuotamento delle nostre Province o alla loro trasformazione in enti nominati dai partiti e non eletti direttamente dal popolo”.
Il dibattito. “L’emendamento – ha spiegato Giovanni Di Stasio (Lega Nord) – parte dalla consapevolezza che il sistema istituzionale ha bisogno di un riassetto e di una riforma complessivi, per i quali siamo disponibili a una riprogrammazione a tutti i livelli. Per fare questo serve maggiore coinvolgimento dei territori e un cambio di registro, che recuperi anche i valori di solidarietà di un tempo”. “L’iniziativa di oggi – ha detto Roberto Renai (Sel) – è stata positiva per far capire all’esterno come abbiamo cercato, in questi anni, di indirizzare lo sviluppo del territorio. L’azione politica svolta dalla Provincia è stata guidata da tre obiettivi di forte valore democratico e imprescindibili: rilanciare lo sviluppo; andare oltre i limiti sociali e non lasciare indietro nessuno. Siamo pronti a una riorganizzazione delle deleghe e alla sburocratizzazione dei processi organizzativi, una sfida che noi abbiamo accolto dall’inizio. Proviamo, tutti insieme, a mantenere viva la possibilità di scegliere il nostro futuro, salvaguardando le autonomie territoriali, di cui non dobbiamo avere paura”.
”La Provincia – ha aggiunto Donatella Santinelli (capogruppo Pdl) – non può subire la riforma Monti solo parlando di taglio dei costi della politica. Serve una riforma istituzionale seria, che punti a razionalizzare i costi, e un ragionamento a 360 gradi che non elimini a priori le strutture di secondo livello. Iniziamo con l’eliminazione, semmai, degli enti inutili e questo non è il caso delle Province. Passare tutto al livello regionale avrebbe solo dei costi paradossali e metterebbe in seria discussione il valore della rappresentanza democratica”. “La Provincia di Siena – ha detto Massimo Mori (Pdl) – andrebbe abolita se penso a come gestisce il territorio, il bilancio, il rapporto con l’opposizione e a come ha gestito e distrutto il ‘sistema Siena’. Non condivido, però, il meccanismo populista dell’antipolitica, perché la politica è l’unica cosa democratica e vicina ai cittadini, e nemmeno una riforma come quella delle Province che mina il diritto di rappresentanza dei cittadini”. L’appello al diritto di cittadinanza dei territori è stata ribadita anche da Fabrizio Camastra (Pdl). “Siamo qui per rappresentare i territori che ci hanno eletti e questa rappresentanza non ci sarà con la riforma. L’antipolitica nasce quando la politica non si fa carico dei problemi dei territori e dei cittadini e in questo modo, rischiamo di avere presto davanti soggetti non politici che scombineranno il modo di rapportarci alla politica”. “Se stamani l’obiettivo era difendere l’istituzione Provincia – ha detto anche Francesco Michelotti (Pdl) – l’abbiamo difesa parecchio male, con il sistema che è venuto a fare la passerella e a parlarsi addosso, senza affrontare i problemi veri di questo territorio, che vengono sempre tenuti fuori da questa assise. Non basta dire non aboliamo le Province”.
No alla difesa a priori e sì a un dibattito serio sulla riforma istituzionale. E’ quanto ha chiesto Marco Nasorri (capogruppo Pd) invitando a “portare la discussione sulle Province anche all’esterno”. “Riconosciamo – ha aggiunto Nasorri – il bisogno urgente di una riforma organica per il Paese, ma serve un confronto più ampio, che parta da una revisione dei costi istituzionali a ogni livello e da proposte non calate dall’alto, ma fondate sul massimo coinvolgimento dei territori. L’iniziativa di oggi ha ribadito la necessità di fare sinergia fra i territori, in risposta alla riforma Monti che introduce una lenta agonia e una serie di misure prive di senso”. Il concetto è stato ribadito da Elisa Meloni (Pd). “Le Province sono l’ennesima vittima di un sentimento di antipolitica che ha attraversato, negli anni passati, anche altri livelli istituzionali, a partire dalle comunità montane. Questo sentimento è legittimo nelle preoccupazioni e non deve essere sottovalutato da nessuna forza politica. Oggi il tema della riforma delle autonomie e delle pubbliche amministrazioni è un tema centrale per il futuro del Paese, a cui non vogliamo e non dobbiamo sfuggire, discutendo nel merito. Chiediamo, quindi, alla Regione una discussione seria su questi temi, partendo dal coinvolgimento dei singoli territori”.
“Il consiglio provinciale di stamani – ha detto Antonio Falcone (Rifondazione-Comunisti Italiani) – è stato organizzato senza tenere conto del confronto democratico e in modo sbagliato. Posso votare il documento dell’Upi, calato dall’alto, anche se non serve a niente. Credo, invece, che sia giusto accogliere l’appello lanciato da Renai, aprendo un confronto con la Rsu provinciale. I Comuni avrebbero potuto convocare consigli aperti con la cittadinanza, la Provincia avrebbe potuto coinvolgere in altro modo i Comuni. Queste iniziative sono solo una passerella per andare sui giornali”.
Una critica all’organizzazione è stata rivolta anche da Lorenzo Rosso (Pdl). “Andava fatto un ordine del giorno della Provincia di Siena e impostata la discussione su quello. L’abolizione dell’ente Provincia è una battaglia di bassa propaganda e bisognava rispondere allo stesso modo, comprando una pagina di giornale e pubblicando i costi delle Province rispetto a quelli di Regioni e Comuni. Serve maggiore autostima per far rispettare questo ente”.
Le conclusioni della seduta sono state affidate al presidente della Provincia, Simone Bezzini. “E’ il momento che la discussione entri nel merito e non rimanga superficiale, coinvolgendo il Parlamento, il consiglio regionale e il sistema delle autonomie locali. La mediazione che si paventa con il superamento delle Province, quali istituzioni elettive sostituite da enti di secondo grado più o meno con medesime funzioni, provocherebbe non solo un’incertezza istituzionale, ma anche un peggioramento della funzionalità dell’ente, risparmi effimeri e forti disagi ai cittadini. La nuova normativa, infatti, non semplifica le istituzioni, ma si limita a trasformare le Province da enti i cui organi sono eletti dai cittadini a soggetti i cui rappresentanti saranno indicati dai Comuni, senza passare dalle urne, riducendo la partecipazione e rendendone meno trasparente l’attività. Il rischio maggiore è un fenomeno di spartizione e la riduzione della qualità dell’operato del nuovo ente, con una conseguente moltiplicazione dei costi a carico della collettività. La Provincia di Siena è pronta a fare la propria parte e mi aspetto che nei prossimi giorni, dopo la presa di posizione dei 36 sindavi e del Pd di Arezzo, Siena e Grosseto, scendano in campo anche le altre forze politiche che oggi hanno votato l’ordine del giorno proposto dall’Upi”.