“Siamo quelli che, se non cambiano le cose, resteranno nel mirino di uno Stato che vuol fare cassa costi quel che costi”. Riprendiamo lo slogan di qualche giorno fa utilizzato da Rete Imprese Italia per ribadire la nostra vicinanza alle piccole e medie aziende dalle quali proveniamo e per sottolineare ancora una volta il grandissimo disagio che coinvolge anche i pensionati in questo periodo di crisi. Si unisce a quello delle aziende artigiane, che per anni sono state la nostra vita.
E’ infatti evidente che l’aumento indiscriminato delle imposte indirette avvenuto negli ultimi anni, sia statali che locali, ha inciso profondamente sui redditi a disposizione degli anziani e delle fasce più deboli della popolazione. Adesso la situazione è arrivata al punto limite. Nonostante ciò proseguono i privilegi di uno sparuto gruppo di italiani, i così detti “super pensionati”, che pur essendo poco meno di centomila, percepiscono assegni mensili per un totale di 13 miliardi di euro annui. Una cifra spaventosa, oltre tre volte quanto veniva pagato dagli italiani per l’Imu sulla prima casa. Questi privilegi sono ingiusti e allucinanti, frutto di un sistema misto contributivo – retributivo, di leggine passate sotto traccia e sommatorie di più redditi, che ha creato delle ingiustizie plateali.
E’ intollerabile che in uno stato “normale” esistano pensioni fino a 91 mila euro ogni trenta giorni. E’ dunque assolutamente necessario “rafforzare” il tetto massimo agli assegni mensili futuri che verranno erogati e per sanare le situazioni pregresse introdurre tassazioni molto più alte (per riportarle più o meno al tetto massimo mensile previsto), che vadano a rendere giustizia, almeno in parte, per queste clamorose ingiustizie. Sentir parlare di assegni di 20, 30, 40 fino a 90 mila euro al mese (grazie anche al sistema retributivo) è profondamente offensivo per chi non arriva a 700-800 euro ogni trenta giorni. Facciamo dunque un forte appello a tutti i parlamentari eletti in provincia di Siena, affinché si facciano promotori di una legge che introduca pesanti tassazioni per chi ha assegni sopra un certo tetto frutto anche del sistema retributivo (lo sottolineiamo ancora), che, detto in due parole, prevedeva assegni mensili di pensione legati percentualmente all’ultimo stipendio percepito. Va poi messo un limite e delle regole più ferree per chi percepisce doppi o tripli assegni.
Tutti i Governi e tutti i Parlamentari del passato si erano impegnati pubblicamente a riforme che riportassero un minimo di equità nelle pensioni, nella spesa pubblica, riduzione della burocrazia, semplificazione e alleggerimento della macchina dello Stato, ma quasi niente è accaduto. Ci dispiace che adesso al centro dei pensieri di alcuni onorevoli ci sia solo la condanna di Silvio Berlusconi, di per sé fatto gravissimo, ma che non deve ingessare l’Italia e l’attività del Governo. Alcuni parlamentari (con la p minuscola) sono arrivati a dire dopo la sentenza, che si vergognano di essere italiani. Forse siamo noi a vergognarci di essere rappresentati da una classe politica con persone come loro, che pur annunciando riforme e quant’altro, in concreto non fa nulla, mentre sempre più pensionati italiani sono dentro a quella che viene definita “soglia di povertà”.
Roberto Damiani
Presidente Cna Pensionati Siena