Niente asta pubblica per la tenuta di Suvignano confiscata alla mafia. Il “pressing” della Toscana sul governo ha sortito il suo effetto: il viceministro dell’interno Filippo Bubbico si è impegnato con il presidente Enrico Rossi a modificare nel più breve tempo possibile la norma a cui aveva fatto riferimento l’Agenzia nazionale per i beni confiscati prendendo la decisione di vendere la tenuta, e renderla quindi compatibile con il progetto regionale di valorizzazione.
“Un bellissimo risultato – esulta il presidente Rossi al termine di un lungo incontro romano – che conferma la sostenibilità e il valore sociale del progetto che abbiamo condiviso con gli enti locali interessati e con tante associazioni impegnate sul fronte antimafia. Vendere la tenuta avrebbe voluto dire correre il rischio di farla nuovamente cadere nelle mani sbagliate o esporla a rischio di speculazioni. Adesso ci mettiamo subito al lavoro per concretizzare il nostro sogno”.
La notizia della decisione dell’Agenzia aveva suscitato nelle scorse settimane in tutta la Toscana, e non solo, una vera e propria ondata di proteste. Il presidente Rossi se ne era fatto interprete in una lettera inviata al premier Enrico Letta e al ministro Angelino Alfano. La Regione aveva quindi deciso il ricorso al Tar e aveva partecipato con propri rappresentanti alla grande manifestazione che si è svolta proprio a Suvignano domenica l’8 settembre. Poi ci sono stati contatti telefonici tra Rossi e il viceministro e infine la riunione decisiva di oggi, a cui hanno partecipato anche il sottosegretario all’Interno Domenico Manzione, il prefetto Giuseppe Caruso, direttore dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati, e il direttore generale della Regione Toscana Antonio Davide Barretta.
“Il progetto regionale – ricorda il presidente Rossi – rispetta le finalità sociali previste dalla normativa, con il proseguimento dell’attività produttiva di un’azienda che occupa 12 dipendenti per un valore delle attività e dei beni di circa 30 milioni di euro. Questo territorio continuerà ad essere produttivo e nello stesso tempo attivo nella battaglia per la legalità”.
L’azienda di Suvignano venne sequestrata nel 1996 a Vincenzo Piazza, imprenditore edile appartenente a Cosa Nostra, e confiscata in via definitiva nel 2007. Il progetto presentato dalla Regione propone una gestione multifunzionale fondata sulla produzione agricola biologica, sulla filiera corta destinando parte della propria produzione al mercato locale (a partire dalle mense pubbliche e private), sull’allevamento di bestiame, sulla fattoria didattica, sull’ospitalità rurale, sull’uso delle fonti alternative e sostenibili, sull’impegno sociale e sulla diffusione delle cultura della legalità.
Sono 57 complessivamente i beni sequestrati alle organizzazioni criminali in Toscana. Di questi 32 sono stati consegnati dall’Agenzia nazionale ai soggetti che dovranno gestirli (il tempo medio intercorrente fra la confisca e l’assegnazione è di 5,5 anni), mentre per 19 di questi ancora non è stata definita la destinazione finale e quindi rimangono come patrimonio dello Stato in gestione dell’Agenzia nazionale. L’Osservatorio attivato dalla Regione attraverso il suo Centro di documentazione cultura della legalità democratica svolge un monitoraggio continuo su questa realtà e mantiene una stretta collaborazione con gli Enti locali e le associazioni impegnate per la cultura della legalità sul territorio.