“Il Pd – si legge nel documento – ribadisce la critica sul decreto del governo relativo al riordino delle province, che consideriamo ingiusto, demagogico e penalizzante per il nostro territorio. Al contempo siamo convinti che sia necessario procedere con un riordino organico del sistema delle autonomie locali. In questo senso crediamo che nel nostro territorio l’ ‘area vasta’ intorno alla quale continuare a pensare ed operare scelte strategiche di programmazione e di governo debba comprendere anche Arezzo e non limitarsi, come deciso dal governo, a Siena e Grosseto”.
“Siena – continua il documento – ha tutte le caratteristiche e le condizioni per rimanere capoluogo della nuova provincia, anche alla luce delle modifiche introdotte dal governo nell’ultimo provvediamo inviato alle Camere, dove si apre alla possibilità di ‘un negoziato’ fra i vecchi comuni capoluogo per la scelta di quello che lo sarà in futuro. Per questo motivo proponiamo che tutte le istituzioni cittadine debbano costruire un comitato, a maggior ragione in questo momento in cui il Comune di Siena è privo di una guida politica, che sviluppi un confronto e produca un dossier. Proprio attraverso questo dossier, da affiancare ad un confronto politico con Grosseto, dovremo sostenere le ragioni storiche, economiche e sociali per le quali Siena può essere il capoluogo della nuova provincia, partendo dal suo ruolo in Toscana, in Italia e in Europa e alla luce della presenza nel nostro territorio di tanti poli di eccellenza nazionale, come le Università, il terzo gruppo bancario del Paese e uno dei tre policlinici universitari regionali. Partendo da questo contesto, inoltre, è necessario rilanciare con decisione il tema del rapporto fra la città di Siena e i comuni limitrofi, dal momento che le dimensioni esigue del territorio comunale e la scelta di contenerne al massimo la cementificazione sono fra le principali cause del limitato numero di abitanti che, oggi, costituisce il discrimine per il mantenimento dello status di capoluogo che, a nostro parere, andrebbe invece misurato sulla base del peso storico, economico, sociale e di relazioni esterne ed internazionali che la nostra realtà ha espresso in passato e nel presente”.