«Dopo il danno, la beffa. Sul caso Monte dei Paschi il Partito democratico continua a mostrare un’incredibile faccia tosta, sostenendo tutto e il contrario di tutto. Adesso che la rottura del legame tra Siena e la banca pare inesorabile abbiano almeno il buon gusto di tacere. Siamo ad un insopportabile trionfo dell’incongruenza».
Così la commissaria del Popolo della Libertà senese Monica Faenzi commenta le dichiarazioni rilasciate ieri sera dal viceministro dell’Economia Stefano Fassina, in occasione del suo intervento alla Festa democratica di Poggibonsi.
«Prendiamo atto che la scelta è fatta, e che, rileggendo le parole di Fassina, questa risalga ad un anno e mezzo fa. Se davvero, come dice il viceministro, Ceccuzzi è caduto a causa della “battaglia” per il cambiamento nel Monte dei Paschi e non per ragioni di bilancio o di spartizioni di ruoli, ciò significa che già allora nelle segrete stanze del partito si stava pensando di tagliare il legame tra la città e la banca, aprendo “il fortino di Siena”. Oggi, dopo un anno e mezzo e un’elezione vinta dal Pd – prosegue l’esponente del PdL – abbiamo la conferma che il futuro era già scritto allora. E oggi, dopo un anno e mezzo, dobbiamo ascoltare un illustre esponente del Pd condannare “il grave errore del vecchio management, e anche della politica”, omettendo di ricordare chi scelse quel management e di specificare quale parte politica amministra Siena da decenni; dobbiamo ascoltarlo attribuire all’ex sindaco Ceccuzzi il merito di aver per primo intuito la necessità del cambiamento, facendo finta di dimenticarsi delle segnalazioni e delle pressioni provenienti dalla Banca d’Italia; dobbiamo sentirlo congratularsi con gli attuali vertici della Fondazione e della Banca e sostenere apertamente la bontà della scelta di abolire il vincolo del 4%, nonostante in campagna elettorale il candidato sindaco del Pd non avesse mai preso una posizione netta. Il dado ormai è tratto, e le responsabilità sono oggi ancor più chiare. Forse Fassina avrebbe fatto meglio a disertare l’appuntamento nel senese, così come fece il 21 febbraio scorso, alla vigilia del voto politico. Ci avrebbe risparmiato quest’ultima raffica di contraddizioni e tristi verità», conclude Faenzi.