-“Siamo stati interpreti, non burattini. Non ho mai sostenuto di aver fatto quello che mi era stato detto di fare; ho detto invece di avere agito in sintonia con gli enti di governo della Fondazione e coerentemente agli indirizzi strategici ricevuti. A questo proposito, ricordo che il Comune di Siena faceva firmare i documenti programmatici d’indirizzo dell’Ente, che erano estremamente vincolanti”.
Lo ha affermato il Presidente uscente della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, Gabriello Mancini, durante la conferenza stampa di fine mandato.
Mancini si e’ soffermato su alcuni punti particolarmente controversi della sua gestione. Ad iniziare dalla decisione di sostenere l’operazione di rafforzamento patrimoniale da oltre 2 miliardi di euro che Rocca Salimbeni fu costretta ad affrontare nel 2011 per riportare oltre le soglie di vigilanza i propri livelli patrimoniali. “Era ineludibile aderire all’ultimo aumento, sia per le forti pressioni subite a livello nazionale dal Ministero del Tesoro sia per le reiterate istanze da parte della comunita’ senese a non diluire la partecipazione nella banca. Eravamo nel pieno della campagna elettorale per le elezioni comunali 2011”, ha chiarito Mancini, che ha inoltre osservato come l’aumento di capitale condotto sotto la regia dell’ex presidente, Giuseppe Mussari, e dell’ex d.g. Antonio Vigni, corrispondesse pienamente “agli interessi primari dell’Ente: era coerente con gli obiettivi indicati in tutti documenti della Fondazione e delle Istituzioni controllanti, vale a dire garantire l’indipendenza della banca e preservarne l’italianita’”.