Sappiamo che la giornata dell’8 marzo è considerata una festa, ma siamo anche consapevoli che è una giornata dedicata al ricordo delle conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne; una giornata dedicata alle riflessioni sulle tante discriminazioni, alla necessità di trovare gli strumenti per eliminare la violenza cui le donne sono ancora oggetto in molte parti del mondo. Anche nei Paesi più progrediti, compreso il nostro.
Conosciamo, spesso, a memoria dati e statistiche che in fondo annoiano molti, che dopo poco dimentichiamo, perché non è sempre agevole costruire dei solidi pensieri partendo dai numeri. Eppure, se l’aritmetica non è importante, se contare e snocciolare norme, elencare traguardi e conquiste di un altro secolo, o leggere sentenze che interpretano il nostro tempo, non sollecitano la nostra stanca e pigra riflessione, forse significa che abbiamo abbandonato la necessità di capire l’obliqua e contraddittoria immagine del nostro presente. Le giovani generazioni non si aspettano rivoluzioni ma, almeno, che si riescano a superare gli indugi antichi ed infernali di un Paese che non fa di tutto per maturare e rispettare alcuni dei suoi valori fondanti, come quello della democrazia, in tutte le sue declinazioni.
Dopo lungo e frenetico cammino, un traguardo che pensavamo possibile fin dall’inizio del nostro secolo, quello della democrazia paritaria, non è poi così vicino. Non perché stenta a coinvolgere l’intera costruzione normativa, ma perché è un valore che fatica ad affermarsi nella nostra cultura, non è ancora un valore realmente fondante nel nostro modello di società. Qualche volta, è diversamente interpretato. Forse nel prossimo futuro saremo in grado di snocciolare statistiche migliori di quelle che descrivono il nostro tempo. Forse. Ma qualcosa di più lo dobbiamo pretendere oggi, tutti, donne e uomini.
Perché la crescita e la maturità di un Paese, si misura anche sul modo di usare o trascurare, fino a maltrattare, gli strumenti di democrazia disponibili. Qualcosa è sfuggito e, anche oggi rischiamo di raccontare un successo che non è mai arrivato, un traguardo che non è mai stato raggiunto. Per questo, nonostante tutto, ricordare le parole di Nilde Iotti è importante: “Dobbiamo rendere più umani i tempi del lavoro, gli orari della città, il ritmo della vita. Dobbiamo far entrare nella politica l’esperienza quotidiana della vita, le piccole cose dell’esistenza, costringendo tutti, uomini politici, ministri, economisti, amministratori locali, a far finalmente i conti con la vita concreta delle donne”. Questa è la sfida che ancora non abbiamo vinto, da troppo tempo. Ma, sbaglia molto chi crede che la partita sia ormai finita. Le donne hanno coraggio, determinazione, resistenza e talento. Forse, con un po’ di strategia in più il prossimo 8 marzo sarà più bello.
Claudia Foti, portavoce provinciale conferenza donne Pd