“L’analisi di Sinistra Per Siena letta in questi giorni sul ruolo giocato da MPS nella crisi e su come rilanciare l’economia senese mi sembra approssimativa. Se ormai è condiviso un po’ da tutti il giudizio fortemente negativo sulle responsabilità di chi ha provocato o non ha vigilato sull’indebolimento del Monte dei Paschi e sulla spoliazione della Fondazione, è quantomeno parziale il ragionamento che legge la crisi soltanto come il fallimento un modello economico fondato sulla presenza di MPS. È evidente, persino ovvio, che la crisi locale sarebbe stata meno devastante se MPS non fosse stato gestito male, se non addirittura saccheggiato, e se la Fondazione non fosse stata svuotata, ma il declino dell’economia italiana ed in parte anche europea è un processo storico che si sarebbe comunque abbattuto sul tessuto produttivo locale.
Il problema vero è come aiutare ed incentivare le aziende locali a divenire più competitive, ad internazionalizzarsi, ad investire in innovazione tecnologica e formazione del personale. Dirottare la speranza di ripresa economica solo sul terziario d’eccellenza, di artigianato artistico, di economia della cultura, di ristorazione e di servizi al turismo, appare più una fuga in avanti che una via di uscita reale. Con la fine delle extra-risorse garantite finora da Banca MPS e Fondazione, dobbiamo rapidamente aiutare l’economia senese ad aprirsi di più al mercato globale, alle risorse in mani straniere, con un modello produttivo intersettoriale che affianchi alla Pubblica Amministrazione, che dovrà per forza decrescere, nuove iniziative imprenditoriali che aggiungano opportunità al sistema cultura-turismo-commercio; sistema che dovrà entrare ancora di più in comunicazione col mondo che sogna quasi dappertutto di mangiare, vestire e vivere italiano. In un quadro di nuova fiducia che la futura Amministrazione Comunale dovrà garantire alle imprese, che dovrà tradursi in semplificazione delle procedure ed essere affiancato da una adeguata disponibilità di credito bancario, non potremo prescindere da un nuovo protagonismo del comparto manifatturiero, del terziario avanzato, delle biotecnologie, della green economy, della gestione del ciclo dei rifiuti, da cui potrebbero venire nuovi posti di lavoro. La nostra proposta di una “grande Siena”, da 100mila abitanti, è finalizzata anche a progettare lo sviluppo dell’intera area valorizzando la vocazione produttiva delle aree già individuate urbanisticamente che mantengano sul territorio le imprese che ci sono e ne attraggano di nuove basandosi anche sulla qualità della vita della nostra terra. Per quanto intrigante, la prospettiva di puntare nel futuro prevalentemente sull’artigianato di qualità, sui servizi culturali, museali, di accoglienza turistica, di prodotti agricoli di nicchia, non è adeguata all’aspirazione di fare di Siena un perno economico dell’area vasta della Toscana meridionale che, dopo la probabile soppressione delle Province, comporterà una valorizzazione inevitabile dei capoluoghi e Siena deve farsi trovare pronta a svolgere questo nuovo ruolo, offrendosi come distretto a forte attrazione imprenditoriale, partendo dalla straordinaria bellezza della città e del paesaggio”.
Fulvio Mancuso, coordinatore Associazione Siena Cambia per Valentini sindaco