SIENA. Non intende mollare la presa. Non vuole lasciare l’incarico o considerarlo già ultimato prima della sua naturale scadenza del 3 agosto, giorno fino al quale lavorerà “dando il massimo per il bene della Fondazione, della banca e di Siena”. Un Gabriello Mancini a 360 gradi quello che ieri mattina ha partecipato al convegno indetto dalla Camera di Commercio per fare il punto sull’economia senese. Il presidente della Fondazione Monte dei Paschi ha difeso alcune scelte fatte in passato e anche la realizzazione del nuovo statuto oltre che ricordare quanto l’ente di Palazzo Sansedoni ha fatto per Siena e per tutta la sua provincia. Per lui, insomma, la ricreazione non c’è mai stata.
Errori Fin qui tutto normale, niente di nuovo sotto il sole. La fine del mandato è vicina ed è tempo di bilanci, specie dopo l’ultimo tribolatissimo anno. E da Mancini, che ieri ha parlato di “errori commessi” da lui e da altri, arriva un significativo mea culpa. “Ma le colpe sono di tutti”. Ma nelle sue parole e nei suoi pensieri non si ritrova solo l’analisi di un passato che oggi e chissà per quanto ancora si farà sentire nell’attualità senese. Mancini parla pure di presente e di futuro di Siena e della “sua” banca. Non manca anche una frecciatina nei confronti del nuovo sindaco Bruno Valentini, che definisce tuttavia “un ottimo amico”. Il presidente della Fondazione Mps alla fine si schernisce anche, affermando che “il prossimo presidente della Fondazione sarà senz’altro più bravo di me”.
Presidente Mancini, crede che la città possa essere soddisfatta del nuovo statuto della Fondazione Mps?
“Io sono soddisfatto del risultato raggiunto. E’ stato realizzato uno statuto che si è adeguato alle regole condivise dall’Acri. Possiamo parlare quindi di un giusto adeguamento e anche di un’apertura che è stato giusto realizzare. La Fondazione appartiene a questo territorio, questa è una questione imprescindibile, ma non può chiudersi e deve anzi guardare oltre e lontano. Credo di poter dire che questo statuto rafforzi il legame con il territorio. La cosa fondamentale è che la Fondazione guardi al domani mantenendo la propria autonomia e rimanendo in sintonia con le istituzioni. Oggi siamo alla Camera di Commercio e allora ricordo che l’apertura a questo ente rappresenta l’apertura al mondo delle imprese del territorio e al mondo economico. E poi ricordo quella all’Università per stranieri e alla Consulta del volontariato. Abbiamo lavorato anche per la trasparenza e per il contenimento dei costi. Ripeto che a mio avviso è stato fatto un ottimo lavoro”.
L’argomento del momento è il vincolo del 4%: cosa ne pensa?
“La cosa va esaminata con attenzione e disponibilità, tenendo conto di problemi e possibilità. La banca farà una proposta, la esamineremo. Sono d’accordo con il presidente della Provincia Simone Bezzini, mi riconosco pienamente nelle sue parole, quando afferma che la questione principale è salvaguardare il patrimonio”.
Ma c’è qualcosa che lei non rifarebbe, se potesse tornare indietro nel tempo?
“Probabilmente non rifarei la scelta di restare così a lungo sopra al 51%. Oggi ci sono tanti pseudo predicatori che dicono che già all’epoca si aspettavano che sarebbe andata in questo modo. Ma dire questo è ingiusto. E’ facile fare previsioni dopo che una cosa è avvenuta. Io ricordo bene che all’epoca tutti, e dico tutti, affermavano che dovevamo restare sopra il 50%. Ma se avessimo preso la scelta di scendere sotto al 50% in quel momento, oggi saremmo meno indebitati. Però la richiesta ci arrivò dalla banca Mps che presentò un piano che poi abbiamo scoperto non essere vero e che fece saltare il piano di rientro, ma di questo si occuperà la magistratura, e ce lo chiesero anche il sistema politico, tutti gli enti nominanti e anche le forze sindacali e religiose. Quello era per tutti il limite invalicabile, l’abbiamo condiviso anche noi. Persino il ministro del governo dell’epoca ci chiese di fare l’aumento di capitale. Sbagliammo perché ad un fatto tecnico e pratico associammo una questione ideologica. E’ stato il nostro maggiore errore”.
Com’è il suo rapporto con il nuovo sindaco Bruno Valentini?
“E’ un ottimo rapporto personale e istituzionale, lo conosco ovviamente da anni e apprezzo il lavoro che ha fatto a Monteriggioni anche grazie a tutte le erogazioni della Fondazione Mps. Grazie alla Fondazione tutti i Comuni del territorio hanno potuto realizzare molti progetti. Credo che Valentini farà bene per Siena ma dico anche che per noi la ricreazione non è finita perché non è mai iniziata”.
Valentini chiede alla Fondazione di non parlare del 4% perché gli organi dirigenti sono in scadenza.
“Fino al 3 agosto noi siamo in carica e quindi siamo impegnati a lavorare duro per il bene della Fondazione, della banca e di Siena”.
Il nuovo sindaco è troppo ottimista quando afferma che si deve lavorare per far diventare Mps la prima banca d’Italia?
“(Sorride, ndr) Intanto cerchiamo di farla rimanere la terza”.
Lei si infastidisce quando Valentini afferma che il prossimo presidente della Fondazione non sarà scelto con criteri politici ma attraverso l’analisi dei migliori curricula?
“Quando io sono diventato presidente della Fondazione servivano dei requisiti e io li avevo. Io poi ho la coscienza tranquilla e le mani pulite. Cosa devo dire? Si vede che il prossimo presidente della Fondazione sarà sicuramente più bravo e più capace di me. Ma io assicuro che ho messo il mio massimo impegno nel lavoro fatto in questi anni”.
Gennaro Groppa