A tre settimane dalle elezioni politiche nazionali, e dopo il dato della perdita di 58 mila matricole universitarie in 10 anni, il Governo Monti si prepara a emanare un decreto attuativo della riforma Gelmini, “per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP) e dei requisiti di eleggibilità per il diritto allo studio universitario”, che sostanzialmente va a diminuire il numero dei beneficiari di borse di studio, nonché il loro importo. Il governo sceglie, inoltre, di creare una sostanziale disuguaglianza fra Nord, Centro e Sud del nostro paese, creando criteri di accesso che ricalcano la diversità di reddito della penisola (rispettivamente 20.000, 17.150, 14.300 euro), con una proposta che ricorda da vicino quella delle “gabbie salariali” proposte da Umberto Bossi qualche anno fa. Si istituiscono, poi, dei limiti d’età per essere beneficiari delle borse di studio, dimenticando tutti coloro che decidono, dopo essere entrati nel mondo del lavoro, di tornare alla formazione universitaria per arricchire il loro curriculum, come accade nel resto d’Europa. Vengono aumentati i crediti necessari a ottenere le rate della borsa per ogni anno di corso, e si elimina il “bonus” utilizzabile nei casi di gravi problemi personali. Con questo provvedimento l’Italia continua a tagliare gli interventi per gli studenti come ha fatto ininterrottamente dal primo anno di governo Berlusconi e in assoluta controtendenza rispetto a quanto hanno fatto Germania, Francia e Spagna che da quanto è iniziata la crisi economica hanno aumentato i fondi per le borse di studio di oltre il 20 per cento, pur partendo da una situazione di finanziamenti pari a circa 4 volte quanto investito dall’Italia.
Siamo fermamente contrari all’idea che un governo, senza alcun confronto parlamentare e dopo aver atteso un anno senza far nulla, interviene ora, a tre settimane dalle elezioni, su una materia tanto delicata, a danno degli studenti più svantaggiati e che hanno più sofferto i tagli al sistema universitario. A fronte di una distanza siderale con i sistemi di Diritto allo Studio del resto d’Europa, l’Italia non può permettersi una normativa ancora più restrittiva nell’accesso al sapere, che allargherà la distanza fra chi ha di più e può permettersi di studiare, e chi invece dovrebbe avere la possibilità, costituzionalmente garantita, di accedere ai gradi più alti degli studi.
Chiediamo un confronto serio con le rappresentanze studentesche sui nuovi criteri da introdurre, che non possono essere utilizzati per ridurre il numero dei beneficiari delle borse e ottenere così, con operazioni aritmetiche, un funzionamento sulla carta efficiente ma nella sostanza cieco, incoerente e iniquo del sistema di diritto allo studio.
Alberto Giusti – CSX Firenze
Giuseppe Macoretta – Rappresentante degli studenti DSU Pisa
Movimento Universitario Senese – Mouse Siena