Chi ha voluto la crisi del Comune di Siena oggi si senta responsabile della brusca e mortificante interruzione del percorso verso un nuovo ed efficiente modello di gestione del nostro patrimonio culturale più prestigioso e attrattivo, il Santa Maria della Scala. La Fondazione di partecipazione, approvata in tempi rapidi dall’amministrazione comunale uscente come la forma giuridica più funzionale al rilancio del Complesso museale, avrebbe potuto già essere stata costituita a luglio. Uno strumento di gestione aperto anche alla a una compartecipazione di altri soggetti, pubblici e privati che avrebbe consentito, in primis, di sganciarsi da una quindicinale dipendenza dalla risorse dalla Fondazione Monte dei Paschi.
Una strada imboccata con decisione dell’amministrazione comunale uscente, con la chiarezza e la lungimiranza necessarie a restituire una gestione economicamente sostenibile del Complesso e farne la ‘punta di diamante’ della candidatura di Siena a Capitale Europea della Cultura 2019. Il percorso per uscire da una gestione economicamente in sofferenza è già stato tracciato ed è quello all’altezza di innescare tutte le incredibili potenzialità del Santa Maria. Lo dimostrano i contatti, già ben avviati, con istituzioni pubbliche e partner privati molto interessati ad entrare nella Fondazione.
Se oggi viviamo questa drammatica fase di stallo, la responsabilità va imputata a quei consiglieri comunali che il 5 giugno scorso hanno scelto di non votare la manovra di riequilibrio di bilancio, condivisa con le parti sociali, che avrebbe garantito la copertura della gara per la gestione del Santa Maria della Scala in virtù dell’aumento dell’addizionale Irpef. Chi oggi accusa l’amministrazione comunale uscente sa benissimo che la gara era pronta da giugno e che il mancato espletamento è diretta e inevitabile conseguenza dalla bocciatura della variazione di bilancio. Quella scelta adesso pesa sul futuro del Santa Maria della Scala, pesa sul destino delle persone che ci lavorano e dovrebbe pesare sulla coscienza di chi ha scelto deliberatamente di sottrarsi ad un atto di tutela della città che non aveva più valore politico, perché il sindaco Ceccuzzi si era già dimesso e aveva espresso con chiarezza l’intenzione di non ritirare le proprie dimissioni.
Al contrario di chi scopre oggi i problemi del Santa Maria della Scala, cavalcando la fase di grande incertezza che vivono in queste ore i lavoratori delle cooperative, a cui va tutta la nostra solidarietà e il nostro sostegno, abbiamo continuato a lavorare, anche dopo l’interruzione del mandato, per favorire ogni soluzione possibile. In questo contesto, assume un’importanza cruciale l’impegno della Regione Toscana a coprire l’espletamento della gara con le risorse necessarie a garantire un anno di apertura, mettendo la prossima amministrazione nelle condizioni di rendere operativo lo Statuto della nuova Fondazione e riprendere il percorso di rilancio del Sms, per cui l’amministrazione uscente aveva già disposto una programmazione di mostre poi sfumata con il commissariamento del Comune. Il Santa Maria della Scala è il simbolo di Siena e della sua identità culturale millenaria; è la chiave per leggere la storia della città e per ridefinirne uno sviluppo culturale evoluto, inclusivo e sostenibile. E’ il cuore autentico e pregiatissimo attorno al quale riprendere la sfida di Siena a capitale europea della cultura nel 2019.
Partito Democratico, Siena Futura, Sinistra ecologia libertà, Riformisti – Partito Socialista