Oltre 85 milioni all’anno per sostenere l’accesso al credito delle piccole imprese; 40 milioni di visure estratte dal Registro informatico delle imprese, il più avanzato in Europa; più di 150mila pratiche evase on-line dai 3000 Sportelli unici per le attività produttive (Suap) delegati dai Comuni alle Camere di Commercio per far partire un’impresa in un solo giorno; una costante assistenza alle imprese che puntano all’export con 400 missioni commerciali organizzate su richiesta delle filiere produttive ed in accordo con Ministeri competenti ed Ice; oltre 42mila conciliazioni che riguardano sia imprese che consumatori risolte con un decimo dei costi normalmente necessari e riducendo i tempi della giustizia civile a 46 giorni di durata media rispetto agli anni necessari nei tribunali e facendo risparmiare 130 milioni di euro alla collettività.
Le Camere di Commercio italiane, oggetto in questo periodo di alcuni attacchi e critiche spesso interessate, rivendicano il loro ruolo di indispensabile motore di sviluppo dei territori e di strumento unico di semplificazione burocratica.
“Abbiamo il dovere di ribadire, senza intenzioni polemiche ma con la necessaria fermezza – sottolinea in un comunicato il Presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello – che il sistema camerale è costantemente indicato dagli operatori ai vertici delle classifiche di efficienza della pubblica amministrazione. Un sistema certamente migliorabile ma che funziona. Un sistema che ha già avviato un percorso di riforma che lo renderà ancora più efficiente”.
Sugli organi di stampa è apparso spesso negli ultimi tempi come depositario del solo Registro delle imprese, una funzione peraltro preziosa e indispensabile, fra l’altro, per l’autorità giudiziaria e le forze dell’ordine che accedono al Registro milioni di volte ogni anno. Ma altrettanto importanti sono, ad esempio, la funzione di tutela del made in Italy, il sostegno alle economie locali, lo sviluppo della giustizia alternativa.
“Per risolvere le conflittualità che a volte si presentano con l’attuale sistema di nomina dei vertici delle Camere di commercio – aggiunge Dardanello – il Governo potrebbe prendere in considerazione modelli alternativi in parte già previsti dalla legge che regola il funzionamento delle Camere stesse”.