“La mamma ti vuole bene e ti parla via webcam” Un progetto Provincia – Biblioteca Intronati – Comunità Rumena per mettere in contatto le badanti con le famiglie lontane

Di mamma ce n’è una sola. E quanto più è lontana, tanto più ti vuole bene. Una verità che le famiglie divise dal fenomeno dell’emigrazione conoscono perfettamente, soprattutto le tante badanti provenienti a Siena dall’est Europa che a casa hanno lasciato i figli piccoli. E allora, perché non unire le forze per affidarsi alle nuove tecnologie della comunicazione che colmano le distanze e aiutano a soffrire meno di malinconia? A questo mira il progetto titolato appunto “La mamma ti vuole bene” che l’Amministrazione Provinciale assessorato politiche sociali e la Biblioteca Comunale degli Intronati hanno costruito insieme all’associazione “Rumeni a Siena e amici”. Un’idea che sta mettendo le gambe proprio in questi giorni, e che prevede la creazione di ponti telematici tra la popolazione straniera residente nel comune di Siena e le località estere dove risiedono i familiari. Mettendo a disposizione postazioni internet dotate degli strumenti necessari per la comunicazione audiovisiva – cuffie, microfono e webcam – si dà la possibilità alle assistenti domiciliari di comunicare con i propri figli e di poterli anche vedere. Il servizio sarà fornito nei locali della Biblioteca, in via della Sapienza 5, ogni mercoledì dalle 15 alle 17, e ogni venerdì dalle 17 alle 19. Ogni utente avrà a disposizione 15-20 minuti per la conversazione e sarà assistito da un operatore dell’associazione “Rumeni a Siena e amici” , alla quale ci si può rivolgere per prenotare il collegamento, ogni giorno dalle 13 alle 15, telefonando a Grapa Denisa, 3203621709, o scrivendo a info@rumeniasiena.it. Per saperne di più,www.rumeniasiena.it, facebook: rumeni a siena e amici/proiectul “Te iubeste mama!”.

“L’Amministrazione Provinciale di Siena – afferma l’assessore alle politiche sociali Simonetta Pellegrini – in questi anni si è molto spesa per costruire una rete di accoglienza per le persone di altri paesi che abitano nel nostro territorio e che ad esso offrono un contributo importante in termini di lavoro e di assistenza. Spesso non ci rendiamo conto che le tante donne straniere che nelle nostre famiglie aiutano gli anziani a mantenere la propria autonomia o comunque a rimanere nel loro ambiente naturale di vita, hanno lasciato in paesi lontani familiari e figli che sentono la loro mancanza e con cui riescono a comunicare con difficoltà. Per questo il progetto che mi è stato presentato dall’associazione senese dei Rumeni mi è sembrato subito molto interessante. Possiamo svilupparlo grazie alla disponibilità della Biblioteca degli Intronati ed io mi auguro che possa offrire a donne rumene e di altre nazionalità un’opportunità importante di relazione con i figli e le famiglie rimaste nella patria di origine, ed aiutarle a vivere con maggiore tranquillità la loro esperienza di lavoro e di vita.”

Da parte sua Luciano Borghi direttore della Biblioteca degli Intronati afferma: “Abbiamo aderito subito a questa proposta:  la biblioteca, istituto di coordinamento della Rete documentaria senese, sarà solo la prima della provincia e della rete in cui verrà avviato il progetto. Stiamo lavorando perché seguano altre biblioteche nei vari territori soprattutto in quelli più interessati al fenomeno dell’immigrazione. Nello stesso tempo, l’Associazione italiana biblioteche ha lanciato un protocollo di collaborazione con l’Associazione dei bibliotecari e delle biblioteche pubbliche in Romania per incrementare le attività  e gli ambiti di cooperazione e scambio. La massima attenzione verso queste problematiche sociali e culturali contraddistingue da sempre la “politica bibliotecaria” della Regione Toscana. Il contatto con le associazioni cittadine di immigrati, non solo rumeni, ci permetterà di avviare una collaborazione a largo raggio che riguarderà anche la creazione di scaffali di libri multiculturali in lingue non occidentali e di servizi multiculturali di biblioteca decentrati, negli ospedali, nei centri commerciali, negli istituti di pena”.