La stagione congressuale sta avviandosi verso le sue fasi più determinanti, ma ancora una volta ciò che stenta a prendere corpo, stretti tra mille incombenze regolamentari e procedurali, è il dibattito sui contenuti, è il confronto pubblico su cosa voglia essere il Partito Democratico, chi voglia rappresentare e con chi. Quello che la mozione Civati vuol lanciare è un appello accorato ad avviare quel dibattito che, se eluso anche in questo congresso, rischia di rimanere come un tragico “non detto”, e provocare una falla insanabile alle fondamenta di questo partito.
Per “mozione Civati” intendo – ed è importante per capire che non si tratta né di una corrente in formazione né di uno dei tanti gruppuscoli organizzati che costellano l’universo nazionale del PD – un insieme di persone, dirigenti, militanti, elettori, simpatizzanti e, perché no, anche potenziali futuri elettori, del PD, che si riconoscono nel radicale progetto di ricostruzione del partito che sta alla base della candidatura di Giuseppe Civati alla segreteria nazionale e che intendono dare il loro contributo intellettuale e operativo a questo ambizioso obiettivo di medio termine.
E tra questi contributi ci sarà anche la partecipazione al congresso provinciale senese attraverso l’elaborazione di un documento di proposte programmatiche da mettere a disposizione di tutto il partito. Nonostante infatti la “mozione Civati” sia un progetto che riguarda in prima istanza il congresso nazionale, e nonostante i congressi locali siano giustamente autonomi e indipendenti per regolamento da quello nazionale (sono persino vietati non solo apparentamenti ma anche riferimenti ai candidati nazionali), si è ritenuto che fosse importante fornire a coloro che saranno chiamati a guidare il partito provinciale un contributo di idee, un insieme di contenuti veri sui quali poterci confrontare per la prima volta nella storia del PD, in maniera profonda, anche serrata e aspra se sarà necessario. In fondo le uniche idee vere sono quelle che dividono, non certo quelle che raccolgono consensi unanimi.
Questo è il contributo che si intende dare al congresso provinciale: una piattaforma programmatica per la ricostruzione del partito democratico. Piattaforma che nei prossimi giorni verrà elaborata con il contributo più ampio possibile di cittadini appassionati alla politica, ed appassionati al PD. La mozione Civati però, in coerenza con il principio della separatezza dei congressi locali da quello nazionale, e con l’obiettivo di mettere a disposizione di tutti, attraverso precise proposte programmatiche, le proprie energie intellettuali e di elaborazione politica a prescindere da qualsiasi logica di schieramento, non presenterà proprie candidature alla segreteria provinciale né si dichiarerà per il sostegno a nessuno dei candidati che saranno in campo.
Ciò che conta davvero in questa fase è ricostruire un partito simbolicamente distrutto dai 101 parlamentari che affossarono la candidatura di Romano Prodi alla presidenza della Repubblica, ma quotidianamente minato dall’incapacità, dall’arroganza e dalla assenza di prospettive politiche di una classe dirigente giunta nel punto più basso della sua parabola finale.
E siccome il partito non va ricostruito solo a Roma, ma va ricostruito anche nella provincia di Siena, unione comunale per unione comunale, circolo per circolo, e va fatto questa volta con il coraggio della radicalità delle idee, ovvero con il coraggio di chiudere definitivamente una pagina ed aprirne un’altra, democratica, di sinistra, moderna, coloro che si riconoscono nella mozione Civati vogliono essere parte attiva di questo processo, mettendo a disposizione di tutti uno spazio di partecipazione sui contenuti, libero da qualsiasi condizionamento di appartenenza.
Fabio Di Meo – Coordinatore provinciale senese mozione Civati