La profezia dei Maya, le reazioni dei senesi TU COSA NE PENSI?

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A Siena la nota profezia dei Maya sulla fine del mondo del prossimo 21 dicembre viene presa con la giusta ironia, come spesso avviene in Toscana: “Nei tarocchi c’è una carta persino peggiore della morte, è la torre che cade – spiega Francesco Burroni, poeta, scrittore, cantante, musicista e in pratica artista poliedrico -. Ed essendo io contradaiolo dell’Oca non posso che esserne felice. La caduta è positiva, basta che poi non vinca scossa”. E ride. Poi torna sulla questione: “Ho una certa età ed è già la seconda o terza volta che sento preannunciare la fine del mondo – prosegue Burroni -. Ci raccontano che nell’anno 1000, un altro momento in cui si parlò di fine del mondo, c’era chi si preoccupava e temeva questo presagio e chi invece passò gli ultimi mesi godendosela fino in fondo. Ecco, io il 19 dicembre parteciperò ad una serata al ristorante ‘Gallo nero’ che avrà come titolo proprio ‘Le ultime notti di goduria’ nel corso della quale ci sarà spazio per canzoni e sonetti. Ah, se oggi vivesse Cecco Angiolieri chissà cosa direbbe…”. Più chiaro di così non si può. “Cosa farò il 21 dicembre? Sarò all’Orto dei Pecci alla presentazione del libro di Andrea Friscelli: se dovesse arrivare la fine del mondo è comunque un bel posto per attenderla”. Ma perché l’essere umano continua a pensare alla sua fine e a dare ascolto a presagi antichissimi come quello dei Maya? “La vita è un ciclo biologico che ha un inizio e una fine – dice ancora Francesco Burroni -. Ma l’essere umano non si rassegna a questo. Molti di noi pensano che con la propria fine debba terminare anche tutto il resto, ma non è così. Da ateo dico in maniera convinta che la vita continua nell’universo anche quando ciascuno di noi non ci sarà più. I Maya? Io ho l’idea che fosse un popolo lento e noioso. Non riuscivano a divertirsi. Mentre altre popolazioni inventano animali magici e mitologici come i draghi loro veneravano il lama, un animale calmo e placido che ha una vita tranquillissima. Io credo che siccome si annoiavano abbiano finito per inventarsi presagi assurdi ed incredibili come questo sulla fine del mondo”.
“La fine del mondo è un allarme ricorrente – commenta il professor Mauro Barni, ex sindaco ed ex rettore dell’università degli studi di Siena nonché dell’ateneo per stranieri -. Francamente mi sembra assurdo che oggi si debba dar credito ai Maya, una cultura tra l’altro diversa e distante dalla nostra. E’ pur vero che il millenarismo c’è stato anche in Europa. Cosa posso dire? Facciamo gli scongiuri del caso. Io credo che questi continui presagi siano dovuti all’ansia legata all’insicurezza sostanziale degli esseri umani. Un’ansia magari oggi anche accresciuta dalla crisi economica globale. Io credo che il mondo nasca e finisca secondo leggi della natura che l’uomo si sforza e cerca oggi come ieri di capire. Ma la mente umana non riuscirà mai a comprendere tutto questo”.
Gennaro Groppa