Diciannove enti della provincia di Siena hanno aderito e si sono espressi in favore dell’azione di Coldiretti Siena a tutela del made in Italy agroalimentare. “Numero importante per la nostra agricoltura – commenta Massimiliano Volpone, direttore Coldiretti Siena -. Approvando il documento, in cui chiediamo l’impegno in favore della promozione dell’autentico made in Italy, gli Enti Locali hanno dimostrato di aver recepito la necessità, non più rimandabile, di difendere il lavoro, il territorio e il grande capitale di tipicità e produzioni di eccellenza, che hanno reso celebre il patrimonio enogastronomico di Siena e provincia”.
Il documento con la richiesta di combattere “la diffusione di prodotti con nomi di marchi che suonano del territorio, ma non ne hanno affatto l’origine” e di promuovere, invece, “il vero made in Italy” è stato approvato, nel 2011, dai Consigli d’amministrazione del Consorzio Agrario di Siena e del Parco della Valdorcia, dalle Giunte comunali di Casole d’Elsa, Radicondoli, Pienza, San Casciano dei Bagni, Montepulciano, Trequanda, Sinalunga, Torrita di Siena, Piancastagnaio, Abbadia San Salvatore, Castiglione d’Orcia, San Giovanni d’Asso, San Quirico d’Orcia, Radicofani, Montalcino e dall’Unione dei Comuni della Valdichiana Senese.
Ma soprattutto il Consiglio provinciale di Siena si è espresso all’unanimità sulla tutela del made in Italy agroalimentare. “Un’unanimità che mi ha fatto piacere – dice l’assessore provinciale all’agricoltura, Anna Maria Betti – perché testimonia una posizione netta: tutelare la provincia dal rischio legato alla commercializzazione di prodotti di imitazione e difendere, senza sé e senza ma, le nostre produzioni dalla concorrenza sleale”.
“Per questo territorio – spiega Fausto Ligas, presidente Coldiretti Siena – la tutela dei prodotti agroalimentari tipici e di qualità è fondamentale. Abbassare la guardia significherebbe mettere in liquidazione la nostra economia e i nostri territori, perché la contraffazione agroalimentare danneggia irrimediabilmente il nostro vero grande patrimonio, l’agricoltura, e provoca conseguenze economiche e sanitarie pericolose tanto per le imprese quanto per i consumatori”.
L’italian sounding, ovvero la produzione di falsi alimenti che richiama, nei nomi e nei colori, quelli italiani, quelli più tradizionali e riconosciuti come tipici, ruba all’economia nazionale oltre 60 miliardi di euro. Il dato è ancora più eclatante se confrontato con il valore totale delle esportazioni agroalimentari italiane che è pari a 28 miliardi di euro. E, purtroppo, come Coldiretti ha spesso denunciato, ci sono anche casi in cui le risorse pubbliche sono state impiegate per finanziare direttamente o indirettamente la produzione e la distribuzione di prodotti alimentari che non hanno nulla a che fare con il tessuto produttivo italiano, come il caso Simest (società finanziaria di sviluppo e promozione delle imprese italiane all’estero controllata dal Ministero dello sviluppo economico), che investe in attività di delocalizzazione creando occasioni di concorrenza sleale ai prodotti italiani e sottraendo opportunità di lavoro e occupazione al sistema Italia.