Sono in molte le donne della Valdelsa e dintorni che dopo aver scelto di partorire a casa hanno deciso di chiedere con forza alla Regione Toscana di inserire il parto a domicilio o presso case di maternità tra le modalità di assistenza del Servizio Sanitario regionale, come già approvato in altre realtà regionali. Per stendere il progetto si è costituito il Comitato per la Salute della nascita, un gruppo allargato a cui hanno aderito ben 600 persone tra donne che hanno partorito a casa, ostetriche, psicologhe perinatali, naturopati e molti rappresentanti di varie associazioni toscane.
Il Comitato ha inoltrato una richiesta formale all’Assessore alla Salute della Regione Toscana mesi fa ed ora attende che il nuovo Piano Sanitario Regionale, che dovrà essere completato in questi primi mesi del 2012, recepisca l’istanza. Nella lettera, accompagnata da circa 600 firme, si chiede che anche in Toscana, come in altre Regioni, se non si offre un servizio pubblico per il parto in casa ( come avviene per esempio in Inghilterra, in Olanda, in Canada , in Australia) sia almeno previsto un rimborso per le donne che scelgono di partorire in questo modo, supportate da liberi professionisti.
“Nella proposta – afferma la dottoressa Barbara Grandi, ginecologa, coordinatrice del Comitato – che è stata consegnata nei mesi scorsi all’Assessore Daniela Scaramuccia, si insiste sul diritto alla libertà di scegliere il parto a casa, che oggi poche donne per motivi economici si possono permettere, e si documenta l’appropriatezza di questa modalità di partorire secondo gli studi scientifici più recenti: dai dati che abbiamo non vi è un rischio aumentato di esiti avversi in una popolazione selezionata”.
Il Comitato per la Salute della nascita ha invitato la Regione Toscana ad unirsi ad altre regioni italiane (Emilia-Romagna, Piemonte, Lazio, Marche) che prevedono un parziale rimborso per il parto a casa.
“A chi afferma che questo tema non è una priorità in un momento di crisi – prosegue Barbara Grandi -, il Comitato per la Salute della Nascita risponde che i soldi da investire sarebbero pochi, ma contribuirebbero a formare una diversa cultura della nascita. Quella che domina oggi è estremamente medicalizzata e produce quell’eccesso di “tagli cesarei” italiani che la Regione Toscana stessa desidera contrastare”.
Intervista a Barbara Grandi, ginecologa, coordinatrice del Comitato per la Salute della nascita
Perché promuovete il parto a casa?
“Quasi tutti oggi nascono in ospedale. Ma non proprio tutti. Esistono alcune donne che pensano che non ci sia luogo migliore della loro casa per un momento così importante della vita. Molti le considerano incoscienti, loro invece si sentono sagge. Cosa le spinge ad una scelta così particolare nella nostra società ipertecnologica e piena di paure? Sanno di essere delle mammifere e che la natura in milioni di anni ha messo a punto nell’interesse della conservazione della specie umana un complesso sistema che permette ai piccoli di venire al mondo ottimizzando le loro possibilità di sopravvivenza e di adattamento. Sanno che il cocktail di ormoni che vengono messi in gioco, prodotti nella parte antica del cervello, interagiscono fra di loro ed esercitano I loro effetti sui recettori collocati in tutti gli organi e anche nelle strutture cerebrali. Sanno che queste sostanze non solo danno inizio al travaglio, fanno aprire l’utero, spingono fuori il piccolo, preparano all’allattamento, fanno espellere la placenta. Ma hanno effetti importantissimi nell’incontro e nella relazione madre-bambino”.
Quali sono le funzioni degli ormoni nel parto?
“L’ossitocina è anche l’ormone dell’amore, della tranquillità, induce alla fiducia, all’altruismo, alla generosità. La prolattina, che è l’ormone dell’accudimento, aumenta la sensibilità a cogliere I bisogni del piccolo, a proteggerlo, lui che nasce così fragile e immaturo. Le endorfine, che innalzano la soglia del dolore, danno euforia e dipendenza reciproca. Un meccanismo perfetto, ma delicato. Per funzionare nel travaglio la neocorteccia, la parte razionale deve essere a riposo. Ci si deve abbandonare, lasciarsi andare a quel che accade, fidarsi del proprio corpo. In ospedale un parto indisturbato è molto difficile: luci forti, interrogatori, monitoraggi, visite vaginali frequenti non aiutano. L’atmosfera è spesso carica di tensione, l’assistenza standardizzata, il personale si avvicenda nei turni, la fiducia nella capacità della donna a farcela da sola è scarsa, dietro l’angolo incombe sempre la catastrofe. Nel tentativo di migliorare la prestazione della donna se il travaglio non segue i parametri stabiliti spesso si interviene, accellerandolo con le flebo di ossitocina. Il ricorso al “taglio cesareo” è frequentissimo”.
Come si sentono le donne che partoriscono a casa?
“Le donne che partoriscono a casa si sentono delle previlegiate, tutto ruota attorno ai loro bisogni, sistemano l’ambiente come vogliono, scelgono le persone da avere accanto, persone che credono in loro e nella loro capacità di partorire. Permettere ai loro piccoli di venire al mondo ed essere accolti proprio come si aspettano, avrà ricadute sulla loro salute futura, sulla loro capacità di aprirsi agli altri e al mondo con fiducia, e di vivere felici”.
Come è nato il Comitato per la salute della nascita
Nel 2009 alcune donne in provincia di Siena hanno partorito a casa. Entusiaste del loro parto, si sono chieste perché così poche donne hanno esperienze così speciali, ricche, fortificanti come la loro. A casa si erano sentite tranquille e piene di fiducia, tutto ruotava attorno ai loro bisogni, ed erano convinte di aver offerto ai loro piccoli proprio l’accoglienza sensibile e piena d’amore che loro si aspettano di ricevere quando escono dall’utero.
Assieme alla ginecologa e alle ostetriche che le avevano aiutate hanno deciso di scrivere una lettera all’Assessorato alla Salute della Regione Toscana per chiedere che, anche nella nostra Regione, o fosse previsto un servizio pubblico per il parto a domicilio con l’assistenza delle ostetriche, o almeno ci fosse un rimborso per chi si rivolge a un’assistenza privata, come accade già da tempo in altre Regioni.
La lettera era accompagnata da circa 600 firme di persone che volevano appoggiare l’iniziativa. Quando il 27 gennaio 2011, e poi il 15 aprile, il gruppo è stato ricevuto alla Regione, è stato rivolto dalle funzionarie presenti l’invito ad elaborare, come Ente Promotore, un progetto per il parto a domicilio, in modo da contribuire alla stesura partecipata del nuovo Piano Sanitario Regionale 2011-2015.
Il gruppo allora si è allargato ad altre figure e realtà associative della nostra regione Toscana (psicologhe, naturopati, attiviste della nascita naturale, associazioni di genitori), e ad altre ostetriche, interessate alla promozione dell’umanizzazione del parto e al diritto per le donne di scegliere il luogo della nascita.