L’associazione delle terapie è la nuova via per
sconfiggere il melanoma. La combinazione di un innovativo anticorpo
monoclonale, ipilimumab, disponibile in Italia da pochi giorni, con la
chemioterapia tradizionale a base di fotemustina, riduce questo tumore
della pelle in misura significativa nel 46,5% dei pazienti e ha mostrato
risultati incoraggianti anche in caso di metastasi cerebrali.
La svolta nella lotta al melanoma è frutto di una ricerca coordinata
dall’Immunoterapia Oncologica dell’ospedale di Siena, diretta dal dottor
Michele Maio e guidata dal NIBIT, il Network Italiano per la Bioterapia
dei Tumori, i cui risultati sono stati pubblicati sulla prestigiosa
rivista scientifica “Lancet Oncology”. I promettenti risultati dello
studio, chiamato “Nibit M1”, l’unico al mondo di questo tipo, iniziato
nel luglio 2010 e terminato nell’aprile 2011 su 86 pazienti, permettono
di dare il via ad un nuovo studio, il “Nibit M2”, presentato oggi a
Milano. “L’obiettivo – spiega Maio, che è anche presidente NIBIT – è
quello di paragonare l’efficacia della combinazione dell’ipilimumab con
la fotemustina, rispetto alla fotemustina utilizzata da sola, in termini
di sopravvivenza globale in pazienti con melanoma metastatico che
presentino anche metastasi cerebrali”. Si tratta di uno studio di fase
III che coinvolgerà 146 pazienti con melanoma avanzato e metastasi
cerebrali, che non hanno ricevuto precedenti trattamenti. “Il melanoma è
un tumore della pelle particolarmente aggressivo che ogni anno nel
nostro Paese provoca 7000 nuove diagnosi e 1500 decessi – prosegue Maio
-. L’incidenza della malattia è in costante crescita e l’età di
insorgenza si sta abbassando. Con le due terapie combinate in alcuni
casi si è osservata una regressione completa del tumore, in altri la
risposta è stata parziale oppure abbiamo registrato una stabilizzazione
della malattia. I risultati sono così promettenti che, a gennaio 2013,
abbiamo avviato la nuova sperimentazione ‘Nibit M2’, promossa dalla
Fondazione NIBIT. Proseguiamo sulla strada aperta da ‘Nibit M1’, per
dimostrare che la combinazione di ipilimumab con fotemustina ha
un’efficacia superiore, in termini di sopravvivenza globale, rispetto
alla chemioterapia da sola quando somministrata in questa specifica
categoria di malati, di solito esclusa dagli studi a causa delle
metastasi cerebrali. Sono coinvolti 10 centri italiani e il lavoro
terminerà nel 2015”. È la prima volta al mondo che viene avviata una
ricerca di questo tipo, a conferma dell’eccellenza raggiunta dai
ricercatori del nostro Paese. Il NIBIT riunisce in rete le più
importanti strutture italiane, circa 50, che si occupano di bioterapia
dei tumori. Da una costola del network è nata nel 2012 la Fondazione
NIBIT. “Vi sono strutture nel nostro Paese in grado di competere a
livello mondiale – conclude Maio -. Anche all’interno di sperimentazioni
cliniche internazionali i centri italiani hanno spesso un ruolo
preminente per la qualità del lavoro svolto. La Toscana, con Siena e
l’attività dell’Istituto Toscano Tumori, ha sicuramente un ruolo
fondamentale nella ricerca in oncologia. L’obiettivo della Fondazione è
promuovere studi clinici sull’immunoterapia del cancro, anche partendo
dai rapporti che il NIBIT è riuscito a consolidare in questi anni. Il
Network infatti è parte integrante del WIC-World Immunotherapy Council,
che racchiude 18 organizzazioni nazionali. WIC è stato istituito per
riunire in rete i gruppi che nei diversi Paesi d’origine si sono
strutturati per lavorare nell’ambito dell’immunoterapia”.