“Chiediamo a tutti i parlamentari un impegno formale per modificare il decreto legge sulla spending review sia negli aspetti finanziari che in quelli relativi al riordino delle competenze. Dall’inizio dell’anno siamo alla quarta proposta di riforma istituzionale. Ancora oggi, dopo mesi di attesa, non esiste un disegno di riforma organico delle autonomie locali né una filiera di competenze e funzioni chiare e funzionali”. Con queste parole Marco Nasorri, capogruppo del Partito democratico in consiglio provinciale è intervenuto in merito all’Odg sulla spending review, presentato insieme a Niccolò Guicciardini, del Pd, e votato a larghissima maggioranza dalle forze politiche presenti in consiglio provinciale.
“I criteri scelti per sopprimere e accorpare le Province e per individuare il Comune capoluogo dei nuovo enti – afferma Nasorri – sono oggettivamente grossolani e inadeguati a comprendere la reale complessità del contesto socio economico del territorio italiano. Si tratta di scelte prese con superficialità e che avranno ripercussioni negative sui livelli occupazionali e sulla rinascita di inutili campanilismi. Si definisce prima il contenitore a prescindere dai contenuti, cioè dalle funzioni che saranno riassegnate alle nuove Province”.
“Ad oggi – continua Nasorri – dalle competenze delle Province mancano funzioni fondamentali per i territori e le loro comunità, come la programmazione e il coordinamento delle politiche di sviluppo economico , le politiche attive per il lavoro e per la formazione permanente. Non prevedere queste funzioni è incomprensibile e penalizzante per tutte le realtà territoriali, destinate a ricoprire un ruolo marginale rispetto, ad esempio, alle città metropolitane che invece conservano queste funzioni. Il protagonismo dei territori, che è stato importante anche in questa fase di grave crisi economica e occupazionale, rischia di venir meno, penalizzando soprattutto le città della Toscana, che si sono sempre distinte per capacità di programmazione dal basso e per esperienze di governo locale positive”.
“Anche l’idea far diventare le Province enti di secondo grado, senza elezione diretta del presidente e del consiglio – dice Nasorri – è un segnale negativo che va in controtendenza rispetto alla richiesta di partecipazione attiva dei cittadini. Si cancella così un pezzo di democrazia, togliendo ai cittadini il diritto di scegliere i propri rappresentanti. La proposta di riorganizzazione istituzionale deve passare dal confronto tra governo, regioni ed enti locali. Le decisioni verticistiche assunte, producono uno stato accentratore e un centralismo regionale a scapito dell’operatività e della funzionalità di soggetti istituzionali locali che operano sul territorio e sono più vicini ai cittadini. Una riforma complessiva deve partire dalle attuali competenze delle regioni, delle province, dei comuni e deve coinvolgere anche l’organizzazione periferica dello Stato, come le Prefetture e le Questure. L’obiettivo dovrebbe essere quello di migliorare l’organizzazione dei servizi al cittadino, ridurre la burocrazia e la confusione delle competenze che sono i veri fattori degli sprechi e delle inefficienze”.
“L’accorpamento della provincia di Siena con quella Grosseto o con altre province – conclude Nasorri – inciderà su tutta la comunità, andando ad impattare su tutti i soggetti economici, sociali, associativi e istituzionali. Una nuova provincia con Siena e Grosseto significherà ridisegnare la geografia dei rapporti, l’organizzazione delle funzioni e le priorità di governo. Il dibattito fino ad oggi è stato molto superficiale e viziato da troppa semplificazione e demagogia. Siamo di fronte ad un cambiamento epocale per il nostro territorio che potrebbe essere penalizzato e condannato a divenire una realtà di serie B”.