“Sul contrasto che esiste tra le intenzioni annunciate dal presidente di Banca Mps, Alessandro Profumo, e il mandato che ha ricevuto dalla Fondazione Mps all’assemblea dei soci del 9 ottobre scorso parlano gli atti ufficiali, non c’entrano nulla le posizioni personali. Il presidente Mancini chiarisca se la Fondazione ha cambiato posizione a insaputa della Deputazione generale”. E’ quanto dichiara il membro della Deputazione generale della Fondazione Mps, Paolo Mazzini, in merito alla nota diffusa da Palazzo Sansedoni.
“Sorprende che su questo possano sorgere equivoci – aggiunge Mazzini – perché le parole pronunciate dal presidente Gabriello Mancini in quella assemblea sono chiare. Per leggerle e verificare, chiunque può andare sul sito ufficiale di Banca Montepaschi. Rappresentando il parere di tutta la Fondazione, Mancini sottolineò che l’aumento di capitale dovesse essere considerato ‘potenziale ma non obbligatorio’, aggiungendo anche quanto segue: ‘La Fondazione è fiduciosa che, fermi restando gli obiettivi industriali, il lavoro del management possa consentire di diminuire le esigenze di capitale, rendendo possibile al CdA di posticipare se non anche annullare il ricorso alla delega in oggetto, generando endogenamente le risorse necessarie a tale scopo”.
“In sostanza, da una parte la Fondazione – prosegue Mazzini – ha indicato a Profumo e al Cda che l’obiettivo deve essere quello di arrivare anche ad ‘annullare’ la necessità di aumento di capitale, avendo tre anni di tempo per tornare a fare utili. Dall’altra, Profumo dichiara ai giornali di ‘sognare’ un nuovo socio forte. Le due cose sono chiaramente in antitesi, ma Profumo deve attenersi al mandato che ha ricevuto da chi lo ha nominato. Chiedo semplicemente coerenza tra gli indirizzi decisi in sede di Deputazione Generale della Fondazione, le parole pubblicamente espresse dal Presidente Mancini e le operazioni messe in atto dagli amministratori della Banca”.