Prima 2%, poi 4 e poi di nuovo 2% ma solo per le pubbliche amministrazioni che assurgono ad una «nuova casta intoccabile» e diversa dai comuni cittadini. È il percorso a gambero che ha compiuto la percentuale di fatturato che ogni libero professionista può richiedere in fattura alla committenza pubblica e che sta diventando un vero nodo della discordia per la Cassa periti industriali. Con l’approvazione nel 2011 della miniriforma Lo Presti, infatti, quella percentuale, chiamata tecnicamente «contributo integrativo», diventa una leva fondamentale per ottenere pensioni decisamente migliori: ogni cassa di previdenza infatti ne può accantonare una parte a beneficio degli iscritti per garantire una prestazione sempre più soddisfacente.
L’Eppi, accogliendo lo spirito della Lo Presti, ha introdotto nel suo nuovo regolamento l’obbligo di aumentare il contributo integrativo – ricordiamo a carico del committente – fino al 4%, ma il Ministero dell’Economia ha posto il veto nel caso delle Pubbliche Amministrazioni.
Benché il 4% sia un diritto per molti professionisti e per tutti gli iscritti alla Gestione separata Inps, i tecnici del ministero hanno ritenuto che l’aumento fosse un costo ingiustificato, interpretando erroneamente il testo della legge Lo Presti e agendo in modo discriminante nei confronti dei periti industriali liberi professionisti che lavorano con Comuni, regioni, ospedali, Asl ed enti pubblici in generale. La situazione è paradossale: i loro colleghi geometri, architetti e commercialisti emettono fatture con il contributo integrativo al 4% e si possono garantire pensioni migliori, mentre loro non possono farlo.
Ovviamente gli iscritti all’Eppi non ci stanno. Dopo una serie di lettere di lamentela indirizzate direttamente all’Ente di previdenza, la linea che si sta diffondendo sembra quella di presentare ricorso e di appellarsi alla magistratura per valutare se il testo del Ministero del Welfare sia o meno coerente con i principi costituzionali.
«È una situazione un po’ kafkiana – afferma il presidente Eppi Florio Bendinelli – in cui l’ente di previdenza sta tra l’incudine del ministero e il martello degli iscritti, ma non certo per volontà sua. Personalmente mi sento vicino alle numerose lettere”.
“Se mettiamo in conto anche che le nostre pensioni – aggiunge Massimo Soldati, presidente del Collegio dei Periti Industriali di Siena – sono gravate da una doppia tassazione, determinata dal prelievo fiscale delle rendite finanziarie dei nostri investimenti (oggi al 20%) e le nostre pensioni sono tassate al 23%, si può solo dire che presto avremo professionisti che, raggiunta la quiescenza, aumenteranno le schiere degli “indigenti”.