Petti, Nepi (Pd): “Investire su scuola e cultura per far ripartire il nostro Paese”

“Realizzare un progetto di riforma della scuola pubblica concreto e coerente che garantisca: continuità e qualità della didattica; risposte immediate sul problema del precariato, della carenza dei docenti, della qualità del lavoro di tutto il personale scolastico e la possibilità di studiare e lavorare in strutture moderne e sicure”. Con queste parole Rita Petti e Maria Elena Nepi, rispettivamente responsabile cultura e scuola dell’Unione comunale di Siena del Partito democratico, commentano la situazione dell’sistema scolastico italiano, nel giorno della riapertura dei cancelli delle scuole a Siena.

 

 

 

“Vogliamo accompagnare l’augurio di un buon anno scolastico – continuano Petti e Nepi – da parte del Pd di Siena a tutto il personale e a tutti i ragazzi e le ragazze che tornano sui banchi di scuola con un impegno concreto per avviare un serio progetto di riforma. Il Pd ha sempre avuto molto a cuore questo tema e la scuola continuerà a essere una nostra priorità, anche perché gli investimenti nella scuola e nella cultura sono indispensabili per la crescita del nostro Paese. Nel mese di agosto il Forum sulla Scuola Pubblica del Pd ha presentato un documento propositivo da inserire nel contesto di grave difficoltà per il Paese. La speding review, dopo i tagli indiscriminati della Rifoma Gelmini, ha colpito tutto il personale scolastico aumentando precarietà, incertezze di ruolo e di posizione, minando ulteriormente la qualità del sistema dell’istruzione pubblica”.

 

 

 

“I problemi della scuola – continuano Petti e Nepi – non possono essere risolti con interventi isolati e compulsivi che non si inseriscano in un progetto di riforma complessivo. E’ questo il problema posto dal nuovo concorso, voluto dal Ministro Profumo, che dovrebbe garantire 12 mila nuovi docenti. In questo momento sarebbe forse più importante ripristinare le cattedre tagliate dal precedente governo (in pochi anni il governo Berlusconi ha tagliato circa 180 mila posti di lavoro) o, quantomeno, preoccuparsi di esaurire le graduatorie a esaurimento. Un concorso, ora, rischia solamente di aumentare il precariato. Intanto i precari, che garantiscono il regolare funzionamento del sistema scolastico, sono stipati in graduatorie interminabili in attesa di un ruolo che, in alcuni casi, non arriverà mai. Il concorso non soddisfa il bisogno di rinnovamento poiché non garantisce i giovani laureati che stanno frequentando adesso i tirocini formativi attivi (TFA) per conseguire l’abilitazione. La contrapposizione con gli iscritti nelle ‘graduatorie a esaurimento’ (GAE) rischia inoltre di causare uno scontro generazionale, dannoso quanto inutile data l’inconsistente entità numerica di posti realmente disponibili in un organico depauperato”.

 

 

 

“Osserviamo, inoltre – dicono ancora Petti e Nepi – che la legittimità delle stesse graduatorie è posta in discussione dalle trasformazioni in essere in quanto queste sono provinciali; con l’abolizione delle Province, si aprirebbe un ulteriore problema per la tutela dei lavoratori a tempo determinato impiegati per anni, attingendo da esse, selezionati da concorso e in attesa di una stabilizzazione. Lo Stato ha la grave responsabilità di aver creato aspettative sapendo di non poterle soddisfare, di aver eluso la normativa europea servendosi, per anni, di personale ad alta specializzazione senza garantire alcun diritto e giungendo oggi alla ‘rottamazione legalizzata’. Il reale obiettivo del concorso potrebbe essere quello di risolvere il problema annoso del precariato, spazzando via le “vecchie” graduatorie con la tombola del concorso stesso e creando nuove liste di attesa. Noi vogliamo una riforma seria e articolata, che non si basi sulle soluzioni facili, né sugli slogan a effetto, ma che, al contrario, punti tutto su un progetto pedagogico forte e condiviso, nella consapevolezza che occorre investire risorse se vogliamo una scuola in grado di offrire agli studenti una didattica e un percorso formativo di alta qualità”.