“Ancora una volta si getta benzina sul fuoco per spaccare il Pd. La cooptazione di Franco Ceccuzzi e Massimo Bianchi nella direzione Provinciale del Pd è l’ennesimo atto di arroganza che vuole dividere il PD senese, con il risultato di mettere a rischio il risultato elettorale delle prossime elezioni al Comune di Siena”. E’ quanto dichiara Alessandro Pinciani, portavoce dell’associazione di Siena “Confronti”, in riferimento alla riunione della direzione provinciale del Pd tenutasi a Siena.
“Con le parole tutti corrono a dire che c’è bisogno di superare il momento di profonda crisi che vive il PD a Siena – spiega Pinciani – ma poi con i fatti si fa di tutto per continuare ad alimentare le spaccature e la rissa. Seppure la cooptazione è prevista dai regolamenti del Pd, è una norma che non può essere usata come arma nel confronto politico. Citando da Wikipedia: ‘La cooptazione è un metodo per la scelta dei nuovi membri di un organo collegiale, consistente nella loro elezione da parte dell’organo stesso. La cooptazione rientra tra i metodi non democratici, in quanto i cooptati non sono espressione di un gruppo sociale esterno al collegio e quindi rappresentativi dello stesso. Per questo motivo la cooptazione si ritrova spesso in regimi aristocratici od oligarchici, dove rappresenta uno strumento di perpetuazione del ristretto gruppo dominante’. Lo stesso Guicciardini – prosegue il portavoce dell’associazione senese – in molte recenti interviste ha più volte ricordato come sia finito il tempo della cooptazione e vada sobbalzato il sistema di potere made in Italy, dove affiliazione e cooptazione contano più di merito e talento. Ma ancora una volta è stato costretto a subire il potere di pochi, responsabili a Siena del commissariamento del Comune. Ceccuzzi e Bianchi hanno imposto l’ennesima forzatura senza capire che con le scomuniche e gli atti di forza si porta il Pd alla sconfitta”.
“Oggi a Siena – conclude il portavoce di Confronti – serve dibattere liberamente, discutere, mettere in gioco le proprie idee. E selezionare democraticamente i dirigenti ed i rappresentanti, facendo maturare così una nuova classe dirigente per il Pd. Rifuggendo da ogni meccanismo di cooptazione e di carrierismo politico che privilegia chi tace, acconsente e si prepara per subentrare. Altri invece si accontentano che pochi decidano sulla loro testa. Ma gli altri sono gli altri. Noi dovremmo essere il Partito democratico”.