Una tredicesima edizione ricca di emozioni quella del Premio Frajese tenutasi questo pomeriggio a Siena, nell’aula magna dell’Università degli Studi di Siena. Protagonista a 360 gradi il giornalismo sportivo di ieri e di oggi. Tra gli insigniti infatti il giornalista e scrittore Gigi Garanzini, l’inviata Rai sui campi di calcio Donatella Scarnati, il giornalista Carlo Verdelli, direttore della Gazzetta dello Sport dal 2006 al 2010 e Paolo De Paola, direttore del Corriere dello Sport. Da ognuno di loro il ricordo sentito dell’uomo e del giornalista Paolo Frajese che condusse dal 1974 al 1976 due edizioni della Domenica Sportiva.
“Paolo nel suo modo poliedrico di fare il giornalista per anni si è occupato di sport – spiega Ester Vanni, moglie di Paolo Frajese e presidente di giuria del Premio – dal 1974 al 1976 ha infatti condotto l’unica trasmissione sportiva che c’era in televisione, ovvero la Domenica Sportiva, con 10 milioni di telespettatori a puntata e per questo è stata un’esperienza sui generis. Un occhio di riguardo allo sport e alle altre tematiche che rappresentavano gli anni ’70. Nessun argomento era tralasciato da Paolo”.
“A differenza di quando ho cominciato io negli anni ’80 adesso ci sono tantissime donne che seguono lo sport e il calcio – ha spiegato Donatella Scarnati – che fanno anche le telecronache e che sono anche molto brave. Il mio ricordo legato a Paolo risale al 1998, per i mondiali di calcio, lui era corrispondente ed aveva ancora l’entusiamso e la gioia di un ragazzo che per la prima volta si avvicina a questo mestiere”.
“Nel ’75, ’76 al tempo della Domenica Sportiva io ero un giovane cronista – spiega Gianni Garanzini – ebbene successe che ero allo stadio e che al momento del goal della squadra che seguivo, che era la mia, feci un gran boato. Per questo venni subito ripreso da Paolo Frajese che era in diretta in tramissione. Oltre a questo simpatico ricordo debbo dire che da lui ho imparto la tecnica del giornalismo sportivo, specialmente seguendo le sue conduzioni della Domenica Sportiva”.
“Ciò che mi ha sempre colpito di Paolo è la sua pacatezza e la sua autorevolezza nel fare il giornalista – aggiunge Carlo Verdelli – per noi, ovvero la generazione degli anni ’50 è sempre stato un esempio da seguire”.
“In me vive il ricordo di un cronista completamente disincantato, molto umano e di una grande cultura – aggiunge Paolo De Paola – il giudizio di Paolo sui fatti che raccontava era sempre tagliente e pungente ma ironico allo stesso tempo. Un grandissimo collega che onora tutta la categoria”.