In merito alla crisi che il Comune di Siena sta attraversando prendiamo atto delle dimissioni del Sindaco come esito del mancato voto al bilancio consuntivo del 2011 con il relativo sfaldamento della coalizione che aveva portato alla elezione di Ceccuzzi. Ben 8 consiglieri della maggioranza, di cui 7 del PD, hanno scelto di votare contro accettando la conseguente caduta della Giunta.
Queste dimissioni, che sembra porteranno al commissariamento prefettizio del Comune e successivamente a nuove elezioni, speriamo possano essere un atto di rottura definitivo con la tradizionale spartizione delle nomine tra pochi capobastone e grandi elettori, favorita, del resto, dalla legge elettorale vigente dal 1993. Legge sostenuta all’epoca dal PDS la quale, svincolando l’elezione del Sindaco da quella del Consiglio, favorisce questo tipo di politica: è il sindaco che prende le decisioni e discute (tratta) le nomine con chi vuole mentre la funzione dei consiglieri si riduce al controllo a posteriori -per quelli che lo vogliono fare!-.
C’è però un problema che nessuna legge elettorale pare riesca a risolvere: in questo modo non si riesce mai a mantenere tutte le promesse, aperte o sottintese, che si fanno in campagna elettorale. Ciò, particolarmente a Siena, ha comportato ogni volta ripartire da zero, da un sindaco ad un altro, con proclami di discontinuità con chi aveva governato precedentemente, per rilanciare un immagine nuova da rendere più “appetibile” e così Ceccuzzi si è presentato in discontinuità con Cenni che a sua volta si era presentato in discontinuità con Piccini, mentre avrebbe dovuto essere la coalizione che si sottoponeva a verifica, tra i partiti e le diverse opzioni programmatiche e i cittadini elettori.
Non a caso, il tentativo ceccuzziano di “rinnovare” e “salvare Siena” è stato portato avanti con la stessa logica, con i programmi che scompaiono indistintamente sullo sfondo e la sola ricerca delle alleanze, anche dopo le elezioni. Come esempio di ciò possiamo citare i processi poco chiari che hanno portato alla nomina dei nuovi amministratori del MPS senza un chiaro e condiviso progetto per la banca.
Anche la vicenda del rinvio di precise decisioni su due importanti questioni come l’aeroporto di Ampugnano e il regolamento edilizio, già eluse nella precedente legislatura, sembrano potersi leggere con l’ esigenza di mantenere in piedi uno schieramento eterogeneo tralasciando volutamente gli aspetti programmatici. Il tema aeroporto non è stato affrontato, mentre dal 2000 al 2011 sono andati in fumo ben 13 milioni di euro per ripianarne i debiti, perché all’interno del PD, ma anche in altri partiti della coalizione, si trovano opinioni opposte. Il Regolamento Edilizio ha sollevato lo stesso problema con chi voleva far pesare più di altri le relative perplessità espresse dalle associazioni di categoria. È la solita logica della sopravvivenza; si evitano temi spinosi spostandoli in avanti ed evitando di discuterli e approfondirli.
Questo sistema, a Siena, ha potuto dispiegarsi sino a ieri grazie alle ingenti risorse provenienti dalla Fondazione e destinate ai servizi e socio-assistenziali e culturali che permettevano una discreta qualità della vita ed anche un forte consenso elettorale al centrosinistra dovuto al senso di “elargizione” di tanti servizi consentendo contemporaneamente al potere politico di evitare di colpire gli interessi dei grandi detentori di rendite immobiliari e commerciali.
Il Partito della Rifondazione Comunista non è esente dall’aver assistito da dentro la maggioranza a tali processi ultradecennali nonostante abbia espresso sovente delle denunce politiche contro tali degenerazioni e fatto anche delle proposte politiche per cambiare la situazione che però non sono quasi mai state accolte dal Partito Democratico. Così come non siamo esenti da responsabilità sulla questione dell’acquisizione di Antonveneta, alla quale il Partito acconsentì con poche titubanze credendo alla favola della grande banca che potesse competere anche a livello internazionale per dare più utili alla Fondazione e quindi indirettamente aumentare la ricchezza per la città.
Facciamo autocritica per tutto questo, convinti della necessità di approfondire insieme ai cittadini quali soluzioni adottare affinché la Banca e la Fondazione, nei diversi ruoli, ritornino ad essere uno strumento di redistribuzione della ricchezza affrontando al contempo la necessità di dotarsi di un chiaro profilo programmatico a tutela dei ceti più deboli.
Intanto noi cominciamo questo nuovo percorso partendo dalla totale opposizione al Governo Monti e combattendo contro i suoi tagli ai trasferimenti agli enti locali e proponendo, a livello cittadino, una riformulazione maggiormente progressiva dell’addizionale IRPEF e una revisione dell’IMU, la quale, attualmente, agevola i fondi commerciali a scapito della prima casa e dei contratti a canone concordato utili alle famiglie in affitto. Infine, vogliamo che sia realizzato un molto più duro contrasto all’evasione fiscale sugli immobili – affitti in nero e IMU non pagata su case costruite abusivamente o in deroga– al fine di trovare le risorse per finanziare i servizi scolastici e socio-assistenziali revocando gli aumenti delle tariffe sugli stessi.
Matteo Mascherini
Segretario Provinciale PRC Siena