Tempestività, efficienza e competenza medica hanno salvato la vita, al policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena, ad una giovane donna vittima di un’intossicazione botulinica. “La paziente – spiega il dottor Pietro Manzi, direttore sanitario ff – è giunta in emergenza trasferita da un ospedale periferico per grave sintomatologia neurologica ed insufficienza respiratoria, a seguito di ingestione di alimenti conservati, prodotti artigianalmente, avvenuta pochi giorni prima. Il sospetto di botulismo è già stato prontamente ravvisato presso il Pronto Soccorso senese, avviando così il percorso diagnostico necessario e garantendo, al contempo, il mantenimento delle funzioni vitali”. L’intossicazione botulinica rappresenta un’emergenza medica e di salute pubblica per la quale la pronta diagnosi è essenziale. La tossina botulinica, infatti, è causa di fatale paralisi muscolare. “La paziente – prosegue Manzi – è stata subito trasferita in rianimazione in coma farmacologico. Abbiamo segnalato il caso al centro antiveleni di Firenze e informato l’Istituto Superiore di Sanità che, con procedura d’emergenza, ha reso disponibile in 3 ore il siero antitossina dal centro antiveleni di Roma, grazie alla collaborazione della staffetta della Polizia. La somministrazione precoce del siero ha evitato infatti che la tossina ancora circolante si legasse alle placche neuromuscolari, impedendo così la progressione della paralisi”. Il Centro di Riferimento per il Botulismo dell’Istituto Superiore di Sanità ha inoltre fornito supporto tecnico scientifico per la diagnostica di laboratorio sui campioni trasmessi da Siena. “L’attuazione di queste procedure in tempi brevi – aggiunge Manzi – ha condizionato favorevolmente il decorso clinico della nostra paziente, con progressiva ripresa dell’autonomia respiratoria e miglioramento del quadro neurologico, consentendone la dimissione dalla terapia intensiva”. La comunicazione tempestiva al Servizio di Igiene Pubblica della ASL7 ha consentito l’attivazione della indagine epidemiologica nella sede in cui era avvenuta l’ingestione degli alimenti sospetti.