“Siamo stati dimenticati dalla politica, ci sentiamo frustrati. Non sappiamo quale sarà il nostro futuro, se ci sarà uno sviluppo alle attività culturali di questa città”. Ad agosto tutta la città si domandava, preoccupata e allibita, quale sarebbe stato il futuro del Santa Maria della Scala. E dei lavoratori del Santa Maria della Scala. Fu la Regione Toscana ad intervenire in extremis, salvando di fatto questo luogo storico della città da una ormai certa chiusura. Da agosto sono passati cinque mesi. E purtroppo Siena ha vissuto molti altri eventi negativi. Ma oggi come vanno le cose in un settore che ormai potrebbe divenire cruciale per il futuro della città?
“Noi siamo preoccupati”, ci dicono alcune lavoratrici della cooperativa Zelig che hanno la loro occupazione al Santa Maria della Scala. Nel museo in piazza del Duomo è allestita fino al 28 febbraio la mostra “Il mistero gioioso: il presepe di Greccio e le sculture del Gesù bambino benedicente”. L’allestimento è stato reso possibile grazie al sostegno economico del Comune di Siena, della Banca Monte dei Paschi ma anche della Regione Toscana, che ancora una volta si è dimostrata sensibile alle istanze e problematiche del territorio senese. “Speriamo che la Banca possa sostenerci anche in futuro…”, affermano alcune lavoratrici preoccupate. Il legame tra l’istituto bancario ed il Santa Maria è addirittura marchiato sui biglietti che vengono staccati dove è ben impresso il logo dell’istituto di Rocca Salimbeni.
Programmazione E’ indubbio che il settore culturale e turistico senese avrebbe bisogno di una seria e grande programmazione che manca ormai da tempo. Andando con il pensiero indietro nel tempo si ricordano le grandi mostre (Duccio) ma anche le molte occasioni perse o situazioni non sfruttate. “Le Papesse – dicono le lavoratrici del Santa Maria – erano uno dei migliori musei di arte contemporanea d’Italia. Eppure quel luogo è stato fatto morire. E quando questo avvenne non ci fu un senso di rabbia o di preoccupazione da parte dei senesi. Molti non se ne accorsero neppure”. Oggi la situazione è notevolmente mutata. In peggio. E si ripensa a quanto non è stato fatto in passato.
Reazione Diversa è stata per fortuna la reazione della cittadinanza quando il Santa Maria della Scala ha rischiato la chiusura. Era la fine di agosto, molti senesi erano in vacanza, eppure centinaia di persone parteciparono alle iniziative organizzate dalle guide turistiche per porre l’attenzione sulla questione del Santa Maria. “Questo posto è nel cuore di molti senesi – ci dice una dipendente della Zelig -. Forse perché tanti sono nati qui, forse perché molti percepiscono piazza del Duomo come uno dei luoghi centrali dell’essere senese e della storia di questa città. Ma ci sono i soldi per fare qualcosa e per portare avanti questo posto? Servono soldi anche solo per la conservazione e la manutenzione: ma ci sono o no, questi soldi?”.
Cassa integrazione A parte la reazione restano i fatti. Ad agosto il museo è stato salvato con l’intervento del presidente della Regione Enrico Rossi. Ma anche quell’intervento non ha potuto evitare effetti potentemente negativi. Oggi il Santa Maria della Scala resta chiuso per due giorni alla settimana (il martedì ed il mercoledì) mentre tutti gli altri giorni l’orario di apertura è stato drasticamente ridotto. Non più fino alle 18,30 o 19,30 ma fino alle 15,30 (ultimo ingresso). Molte ore in meno, insomma. E i dipendenti della Zelig che lavorano al Santa Maria della Scala hanno conosciuto la cassa integrazione. Sembra un paradosso: in una città turistica e piena di arte e cultura come Siena chi lavora in questi settori è costretto alla cassa integrazione. E’ incredibile, ma è così. E a proposito di programmazione: nessuno sa dire quali altri eventi o mostre verranno organizzati in questi spazi quando “Il mistero gioioso” chiuderà i battenti. Il 28 febbraio è vicino, ma nessuno sa niente. Come è possibile, ci domandiamo, fare pubblicità per richiamare turisti e visitatori se nessuno sa quale sia la programmazione degli spazi museali? E’ come se un teatro chiedesse di fare degli abbonamenti alla sua stagione senza però far sapere quali spettacoli, commedie o tragedie verranno messe in scena.
La politica “Il commissario Laudanna qui non l’abbiamo mai visto”, ci dice una lavoratrice. E i politici cittadini? “Ad agosto tutti parlavano di noi. Ma da allora non abbiamo visto più nessuno. Un paio di loro sono passati velocemente a chiederci come andavano le cose. Ma immagino che adesso che si avvicinano le elezioni verranno tutti a farci promesse”.
Gennaro Groppa