“Fa bene la Fondazione a non subire passivamente i tempi e i modi con cui la banca intende procedere, però non basta allungare i tempi dell’aumento di capitale, c’è da capire che cosa vogliamo “recuperare” dei due enti, soprattutto nel loro legame col territorio. Questo è quello di cui la città ha bisogno!”.
Interviene così il circolo cittadino di Sinistra Ecologia e Libertà riguardo all’aumento di capitale della Banca e sui rapporti tra Fondazione e Monte dei Paschi di Siena. Due enti che in questo momento operano “a carte coperte” senza trasparenza, ognuno col proprio obiettivo da perseguire senza dire quale esso sia.
“Dietro le schermaglie dobbiamo provare a capire a cosa in realtà i due enti mirano. La Fondazione vuole vendere tutta la propria partecipazione in blocco e, probabilmente sta già trattando per questo scopo, vendere in blocco per sganciare, per quanto è possibile, il prezzo di cessione da quello di mercato. Col ricavato della vendita, pagato il debito residuo, la Fondazione continuerebbe a svolgere il proprio ruolo di sostegno al territorio (a questo punto si parla di pochi milioni, molto meno rispetto al passato). Immaginiamo che il maggior tempo che chiede non è per aspettare tempi migliori e più remunerativi, ma per meglio effettuare una trattativa che sicuramente non è facile”.
“La Banca, dal canto suo, mira a realizzare quanto prima l’aumento di capitale cercando anch’essa di ottenerlo offrendo in blocco le nuove azioni a qualche “capitano coraggioso” che prenderebbe il posto della Fondazione nel nuovo assetto societario. L’unica differenza rispetto al passato sarà che il valore aggiunto creato dalla Banca non andrà più al territorio vasto, ma al privato che si farà avanti”.
“A nostro avviso esiste un’altra strada da percorrere ed è consentire allo Stato di convertire i Monti Bonds e con esso concordare una graduale dismissione della propria partecipazione in un tempo ragionevole”.
“Nel frattempo però vanno realizzate alcune azioni per salvaguardare il patrimonio della Fondazione e della Banca, per quest’ultima si tratterà anche di rivedere il suo piano industriale che si sta realizzando solo in quelle parti che prevedono la riduzione del personale, mentre restano generiche e non verificabili tutte le altre parti”.
“Intervenire al meglio significa non percorrere strade dalle quali non si possa tornare più indietro, significa non percorrere strade che portano vantaggi solo ad una parte: l’unica strada percorribile, che abbia queste caratteristiche è quella della conversione dei Monti bond. Continuando su questo piano inclinato si rischia di avere una banca con capitale misto, in parte privato, in parte pubblico (Stato ed enti locali). E ce ne chiediamo il senso. Non si tratta di essere pro o contro questa o quella soluzione, si tratta di stabilire quale obiettivo perseguire tra quelli possibili e con quale ruolo della Fondazione. Se l’obiettivo deve essere quello di un nuovo assetto societario e proprietario allora noi, Comune, cittadini, Provincia, ecc. dobbiamo solo rimanere a guardare, se invece l’obiettivo è risanare la banca e la fondazione con ricadute positive sul territorio, allora dobbiamo intervenire indicando la soluzione più adatta per conseguirlo”.