Si chiama Infinity ed è una città speciale: una città a forma di pianeta, che vola di giorno e cammina di notte, una città “verde,” tecnologica e attenta al risparmio energetico, democratica, multiculturale e multilingue. Ma soprattutto, una città nata dalla creatività di trenta ragazzini tra gli undici e i tredici anni di età, che per cinque giorni hanno progettato ristoranti sottomarini, disegnato case a forma di libro, dipinto la loro bandiera, modellato monete in argilla, dibattuto di sistemi economici, forme di governo, leggi e diritti per dar forma, tutti insieme, alla loro città ideale. E’ il risultato di “Costruiamo una città”, il progetto educativo pensato dal Siena Art Institute per la Settimana Pedagogica della San Bernardino, cinque giorni in cui la didattica tradizionale della scuola media si ferma e lascia il posto a laboratori e attività creative. Un percorso interdisciplinare che, partendo dalle suggestioni de “Le città invisibili” di Italo Calvino e del movimento futurista e spaziando tra ceramica, scrittura creativa, disegno, pittura e fotografia, ha portato i ragazzi a riflettere, giocando con la fantasia, sul significato profondo di città e di cittadinanza.
“Un progetto di grande valore educativo – dice Miriam Grottanelli, direttore del Siena Art Institute –, che attraverso l’arte e la creatività ha stimolato i ragazzi a confrontarsi su temi cruciali nella nostra società, come le regole del vivere civile, l’integrazione, la tolleranza, la disabilità e il rapporto con l’altro, il diverso, lo straniero. Siamo felicissimi di aver avuto l’opportunità di collaborare con la scuola media San Bernardino e ringraziamo il dirigente scolastico, la dottoressa Giovanna Rosa, e i docenti per averci offerto l’occasione di partecipare alla Settimana Pedagogica ospitando per cinque giorni nelle nostre aule un gruppo di studenti pieni di idee e di energia. I ragazzi hanno lavorato con entusiasmo, confrontandosi con interesse con le grandi sfide dell’essere cittadini e mostrando grande sensibilità nell’affrontare temi come la diversità e la disabilità. L’incontro con gli studenti internazionali del Siena Art Institute ha dato loro l’opportunità di osservare con curiosità lingue, culture, città e spazi urbani lontanissimi dai propri, e per questo carichi di stimoli; il confronto con il mondo della sordità, sia grazie alla presenza nel gruppo di due ragazzine sorde, sia grazie alle suggestioni che sono state offerte dai docenti – dizionari, materiale didattico, poesie e canzoni in Lingua dei Segni – ha dato loro gli strumenti per immaginare una città che metta al centro il cittadino sordo, inserendo per esempio la Lis tra le lingue ufficiali e progettando scuole, edifici, servizi pubblici in cui linguaggio visivo e linguaggio verbale abbiano pari importanza. Il nostro obiettivo, qui al Siena Art Institute, è quello di fare dell’arte uno strumento per comprendere a fondo, e magari contribuire a migliorare la società in cui viviamo. Un obiettivo che abbiamo visto realizzarsi in questi cinque giorni grazie alla fantasia di trenta ragazzini, che con la loro creatività hanno progettato una città democratica, accogliente e rispettosa dall’ambiente e dei diritti di tutti.”
“I ragazzi hanno fatto un lavoro fantastico – dice Anna Benedetto, che insieme a Silvia Ghelardini, Jeff Shapiro, Jacqueline Tune, Pia Rizzi ha guidato gli studenti nella costruzione della loro città ideale -. Divisi in tre gruppi, architetti, artigiani e cittadini, sono stati bravissimi ad assecondare le proprie inclinazioni ma hanno saputo anche andare oltre, vincendo la paura di non essere all’altezza e riuscendo a trovare sempre la soluzione migliore per superare i propri limiti con fantasia e creatività. Si sono messi in gioco con i propri pensieri, dimostrando di aver voglia di rischiare e di difendere i propri ideali e le proprie convinzioni. Si sono dibattuti con forza su molte questioni riguardanti le leggi della loro città, per esempio sul sistema economico, ma sono sempre riusciti a trovare il modo migliore per risolvere i problemi, usando uno strumento importante che si chiama democrazia. Hanno mostrato maturità nell’affrontare una missione “da grandi” e ci hanno offerto una bellissima lezione di vita e lo stimolo a continuare a lavorare perchè, attraverso le suggestioni dell’arte, i più giovani possano imparare a guardare il mondo che li circonda con occhi più curiosi, coraggiosi e consapevoli”.