Pecore attaccate anche in pieno giorno e lupi affamati che arrivano a varcare le soglie delle stalle. È l’ennesimo grido d’allarme lanciato dai pastori di Coldiretti Siena che, dopo aver passato settimane di “sentinella” diurna al gregge di pecore, adesso, subiscono gli attacchi dei lupi anche dentro le proprie stalle. L’ultimo episodio è avvenuto a Pienza dove Pietro Putgioni, presidente della cooperativa agricola Val d’Orcia spiega che “i lupi ormai non hanno più paura di nulla, siamo costretti a guardare le pecore costantemente, durante tutto il giorno. Anche ieri, i lupi, sono arrivati fino alla porta della stalla, siamo corsi a radunare le pecore e a prendere in braccio gli agnelli. È diventata una situazione insostenibile, le colture vengono distrutte da cinghiali e caprioli e gli allevamenti dai lupi. Se non cambia qualcosa, e chi di dovere non prenderà le indispensabili decisioni per attuare strumenti di contegno, qui, smetteremo tutti”. Oltre al danno per la perdita dei singoli capi, l’attacco dei lupi causa altre conseguenze molto pesanti per il gregge: dalla perdita di latte agli aborti, con gli agnellini che nascono già morti. “A causa dello choc seguente l’aggressione gli animali possono arrivare – spiega Fausto Ligas, presidente Coldiretti Siena – a diminuire del 50 per cento la produzione giornaliera di latte, e questo, per un periodo indefinito, da qualche settimana a molti mesi. Un danno che non viene risarcito, così come gli aborti. Il prezzo di mercato di un agnello, infatti, va da 35 a 45 euro (a seconda del peso e del periodo) e anche su questo aspetto non esiste alcuna forma di indennizzo”. Danni indiretti che, secondo Coldiretti, occorrerebbe invece riconoscere agli allevatori, individuando apposite forme di risarcimento. Ma Coldiretti Siena chiede anche “il diritto di pascolare i campi (come normativa sul benessere animale prevede) e mantenere le dolci colline senesi”. Gli episodi in queste settimane sono stati registrati soprattutto in Val d’Orcia e in Amiata, i comuni più colpiti sono quelli di Radicofani, Castiglione d’Orcia, Piancastagnaio e Abbadia San Salvatore. “Solo nel 2012 abbiamo avuto – spiega Michele Lostia, agricola Campovecchio di Campiglia d’Orcia – oltre 50 capi azzannati e un danno economico che si aggira sui 30.000 euro. Se per la notte, con appositi e costosi ricoveri, abbiamo risolto il problema degli attacchi, per il pascolo diurno siamo disperati. Abbiamo 4 greggi di pecore da 200 capi l’uno che pascolano su 130 ettari di territorio, i cani non riescono a difendere tutti gli animali. E, purtroppo, spesso non riusciamo neanche a denunciare le aggressioni perché questi animali selvatici, forse degli ibridi di lupi, sono così affamati che lasciano a terra solo la lana e la colonna vertebrale della pecora, spesso mangiano anche la testa”.