“La tutela del consumatore e del produttore è fondamentale per garantire la qualità dei cibi che arrivano sulle nostre tavole e dobbiamo fare tutto il possibile per evitare fenomeni di contraffazione di prodotti che rappresentano un fiore all’occhiello del nostro Made in Italy”. Con queste parole l’onorevole Susanna Cenni, parlamentare toscana del Partito democratico, commenta l’interrogazione presentata al Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali sui numerosi casi di contraffazione di olio d’oliva che si sono verificati recentemente anche in Toscana, dove veniva utilizzata la clorofilla per la colorazione.
“Il problema della contraffazione dei prodotti alimentari – continua Cenni – rappresenta uno degli ostacoli più grandi al nostro Made in Italy agroalimentare, arreca danni alla nostra salute e alla nostra economia. Le norme sulla etichettatura e sulla tracciabilità dovrebbero tutelare il consumatore e riconoscere la qualità delle produzioni. Il ministro dell’agricoltura ha dichiarato, infatti, che la falsificazione alimentare provoca danni che ammontano a 7,9 miliardi di euro l’anno, secondo le associazioni di categoria il costo per l’Italia sarebbe di 164 milioni di euro al giorno. Anche il semplice utilizzo di olive provenienti dall’estero rischia spesso di peggiorare la qualità dell’olio d’oliva prodotto in Italia. Con una seria lotta alla pirateria alimentare, inoltre, si potrebbero creare fino a 300 mila posti di lavoro in più. Per far fronte a questo fenomeno la legislazione italiana ed europea prevede da tempo norme che obbligano a riportare nelle etichette delle confezioni dell’olio d’oliva non solo il Paese in cui è stato imbottigliato, ma anche le nazioni da cui provengono le olive, in modo da consentire sempre la rintracciabilità del prodotto. Ma sappiamo che spesso questo tipo di indicazioni risultano difficilmente visibili per il consumatore”.
“Il mercato dell’olio d’oliva – continua Cenni – non sta vivendo un periodo felice. Le importazioni sono aumentate e i prodotti arrivano prevalentemente dalla Spagna, dalla Grecia e dalla Tunisia, Paesi coinvolti nella truffa scoperta qualche giorno fa dalla procura di Pistoia. Vale anche la pena di ricordare che anche i grandi marchi degli olii Italiani sono stati acquisiti da imprese prevalentemente spagnole. La produzione dell’olio extravergine d’oliva comporta alti costi e ricavi molto marginali, e la concorrenza sleale può progressivamente portare all’abbandono di questa importante attività in vaste aree del nostro Paese, Toscana compresa, con conseguenze pesanti anche sul paesaggio. Credo, quindi, che sia il momento di prendere seriamente in mano la situazione, intervenendo anche con modifiche alle normative attualmente in vigore per garantire la tutela del consumatore e del produttore e promuovendo iniziative urgenti e mirate per prevenire e contrastare il fenomeno della contraffazione dell’olio d’oliva. La tutela del nostro cibo e della nostra salute viene prima di tutto”.