Prosegue in Parlamento la battaglia a tutela delle aziende e dei lavoratori del design. Susanna Cenni, parlamentare del Pd, è intervenuta oggi, mercoledì 11 giugno, in Aula sulla legge europea che nell’art. 24 stabiliva il divieto di ulteriori proroghe per le aziende dell’arredamento produttrici di copie dei classici del design. Una legge sulla quale erano stati presentati diversi emendamenti anche a firma di Susanna Cenni. Dopo la scadenza del 19 aprile scorso che fissava la fine della moratoria che consentiva alle aziende la riproduzione di opere create prima del 2001, il rischio è di mettere in pericolo la produzione di circa 700 aziende, collocate prevalentemente in Toscana, costrette a bloccare la produzione dei cosiddetti “classici”.
“Il bicchiere è mezzo vuoto, adesso bisogna riempirlo – così Susanna Cenni, dopo il suo intervento in Aula – Queste stesse parole sono state il commento che una delle imprenditrici del settore mi ha fatto al telefono questa mattina. Ed è esattamente così. Abbiamo evitato preclusioni pericolose per interventi normativi futuri ed effetti retroattivi con la cancellazione dell’art 24 alla Legge europea, ma sono anche decaduti tutti gli emendamenti migliorativi. Come ho avuto modo di ribadire anche in Aula, durante il mio intervento, adesso gli impegni assunti dal Governo devono concretizzarsi in una norma che, in tempi brevi, risolva i problemi e consegni alle centinaia di imprese toscane che operano nel settore certezza e continuità produttiva ed occupazionale. A tale proposito è importante che il governo abbia accolto il mio ordine del giorno in cui chiedevo interventi urgenti che consentano alle aziende di continuare a produrre oggetti di design considerati di «pubblico dominio» e salvaguardare le stesse imprese da interpretazioni giudiziarie difformi. Non ci fermiamo e da domani saremo a sollecitare il Governo a rispettare tempi ed impegni. Queste imprese hanno già attraversato la tempesta e affrontato cause e qualche forma di concorrenza svolta con modalità discutibili, adesso va consentito a loro e alle migliaia di dipendenti di lavorare con un po’ di tranquillità”.