“Niente di concreto ancora sul fronte della questione carceri: la discussione deve andare avanti e servono dei provvedimenti al più presto”. Con queste parole Susanna Cenni, deputata toscana del Pd, commenta il breve incontro con la dottoressa Mariapia Giuffrida, direttrice regionale del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, avvenuto nei giorni scorsi. “Resto molto preoccupata – continua Cenni – per la situazione del carcere di Ranza e per la mancanza di risposte sia da parte del ministro della giustizia, sia da parte della direzione nazionale del Dap”.
“Sovraffollamento, carenza di personale, situazione idrica pessima: queste sono le condizioni in cui versa l’istituto penitenziario di Ranza. La criticità della situazione – prosegue la deputata toscana – è ben chiara anche alla dottoressa Giuffrida, che ha rappresentato le problematiche presenti ai dirigenti nazionali, impegnandosi a verificare ogni possibilità per affrontare intanto il problema idrico. Nonostante la gentilezza e la disponibilità mostrata dalla direttrice, rimango perplessa e preoccupata riguardo alla concreta possibilità di risolvere la questione, o attutirne la gravità alla luce delle novità annunciate sui costi nell’ultimo consiglio comunale aperto a Sam Gimignano”.
La parlamentare senese sostiene che la dottoressa Giuffrida ha confermato la sua assoluta convinzione che Ranza rappresenta una priorità nel quadro delle carceri Toscane, ma la dirigente non è stata comunque in grado di indicare possibili soluzioni, e del resto già sue comunicazioni ufficiali avevano confermato questa opinione. “La situazione del sistema carcerario Italiano – conclude Cenni – sembra oramai piombata in un vicolo cieco e drammatico, in un pozzo di disperazione senza fondo; è di questi giorni anche l’accorato appello dei magistrati sul sistema carcerario, un appello al quale il ministro Alfano, evidentemente occupato nella costruzione del Partito degli Onesti, non ha ancora fornito alcuna risposta. Noi comunque non ci arrendiamo, e soprattutto non lasciamo soli gli agenti ed i lavoratori del carcere e i detenuti che vivono una situazione intollerabile per un Paese civile”.