Suvignano, Enrico Rossi parla con il viceministro Bubbico

Enrico Rossi – presidente della Regione Toscana

“Il viceministro Bubbico mi ha confermato la disponibilità a riconsiderare la decisione di mettere all’asta la tenuta di Suvignano. La prossima settimana ci incontreremo per esaminare il progetto presentato da Regione Toscana e Enti locali del territorio per la gestione dell’azienda agricola. Un progetto, lo ricordo, che riesce a contemperare le finalità sociali previste dalla normativa con il proseguimento dell’attività produttiva di un’azienda che occupa 12 dipendenti per un valore delle attività e dei beni di circa 30 milioni di euro”. Il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, sintetizza così i contenuti del colloquio che ha avuto stamani con il viceministro dell’interno.

L’azienda di Suvignano venne sequestrata nel 1996 a Vincenzo Piazza, imprenditore edile appartenente a Cosa Nostra, e confiscata in via definitiva nel 2007. Il progetto presentato dalla Regione propone una gestione multifunzionale fondata sulla produzione agricola biologica, sulla filiera corta destinando parte della propria produzione al mercato locale (a partire dalle mense pubbliche e private), sull’allevamento di bestiame, sulla fattoria didattica, sull’ospitalità rurale, sull’uso delle fonti alternative e sostenibili, sull’impegno sociale e sulla diffusione delle cultura della legalità.

“L’incontro con il viceministro – prosegue Rossi – sarà l’occasione per discutere complessivamente della destinazione dei beni sequestrati alle organizzazioni criminali in Toscana, che ad oggi sono 57. L’Osservatorio attivato dalla Regione attraverso il suo Centro di documentazione cultura della legalità democratica svolge un monitoraggio continuo su questa realtà e mantiene una stretta collaborazione con gli Enti locali e le associazioni impegnate per la cultura della legalità sul territorio. E’ un lavoro – sottolinea il presidente – che mette al centro il ruolo del territorio, che deve tornare ad essere protagonista di questa azione dello Stato. E’ infatti al territorio che la criminalità organizzata sottrae questi beni e lì possono tornare per produrre coesione sociale e benessere per le comunità, svolgendo così anche la funzione simbolica di riappropriazione ad una funzione di legalità. E d’altronde è proprio sul controllo capillare del territorio che le mafie fondano il loro potere: recuperare da parte dello Stato e della comunità il controllo sul territorio – conclude Rossi – è il colpo più forte che possiamo infliggere ai poteri mafiosi”.

Dei 57 beni confiscati in Toscana, 32 sono stati consegnati dall’Agenzia nazionale ai soggetti che dovranno gestirli (il tempo medio intercorrente fra la confisca e l’assegnazione è di 5,5 anni), mentre per 19 di questi ancora non è stata definita la destinazione finale e quindi rimangono come patrimonio dello Stato in gestione dell’Agenzia nazionale. Di questi beni, 12 sono aziende, distribuite in 6 province, di cui 6 non hanno trovato destinazione e quindi sono ancora in gestione dell’Agenzia. Le altre 6 sono state chiuse o liquidate.

Una delle criticità dell’attuale legislazione è che le aziende, essendo equiparate ai beni immobili per quanto riguarda la procedura di confisca e di assegnazione entrano automaticamente in crisi una volta che vengono confiscate. Per questo la Regione Toscana sostiene la petizione per l’approvazione di una legge di iniziativa popolare per migliorare questo aspetto della normativa.