Una sala del consiglio gremita, centinaia di persone tra dipendenti, sindaci, parti sociali, forze economiche, associazioni e rappresentanti delle principali istituzioni locali hanno voluto testimoniare, con la loro presenza e numerosi interventi, il fondamentale ruolo delle Province come ente intermedio che rappresenta la propria comunità, ne cura gli interessi e ne promuove lo sviluppo. Dalla seduta aperta e straordinaria del Consiglio provinciale di Siena, che si è riunito oggi (martedì 31 gennaio) nella sala degli Arazzi del Palazzo del Governo di Piazza Duomo, in contemporanea con gli altri 107 Consigli provinciali d’Italia, è emersa anche grande preoccupazione per il profilarsi di un crescente centralismo regionale, considerato inadeguato a dare risposte efficaci alle comunità che oggi l’ente Provincia contribuisce a tenere insieme anche attraverso il proprio ruolo di coordinamento. Tante le voci che questa mattina hanno fatto appello alla Regione Toscana perché riapra una seria discussione di riforma di tutti i livelli istituzionali, con l’obiettivo di ridefinire un sistema realmente efficace e rispondente alle necessità dei cittadini e dei territori.
Ad aprile la seduta è stato il presidente del consiglio provinciale, Riccardo Burresi, che ha rivolto a tutti i presenti l’appello a sostenere la richiesta, indirizzata alla Regione Toscana e al suo presidente Enrico Rossi, di presentare ricorso alla Corte Costituzionale contro l’articolo 23 della legge 214/2011. “Una legge – ha detto Burresi – che svuota le Province e le trasforma in enti di secondo grado, negando ai cittadini il diritto di scegliere i propri rappresentanti, e che rischia di renderle più costose per le famiglie e le imprese. Difendere la Provincia quale ente rappresentativo significa soprattutto difendere i più deboli. I più forti ce la fanno da soli. I più deboli hanno bisogno di un luogo intermedio che nella relazione tra piccolo territorio e grande istituzione sia elemento di rappresentanza a difesa dei loro bisogni e ad esaltazione delle loro aspirazioni”. “Non confondiamo – ha chiuso Burresi – i costi della democrazia con il costo della burocrazia. Ecco l’inganno: il costo della giunta e del consiglio provinciale rappresenta lo 0,5% della spesa complessiva della Provincia di Siena, poco più di 2 euro l’anno per ogni cittadino”.
Gli interventi degli esperti. Una dimensione ottimale di gestione e governo di area vasta, quella provinciale, che è stata riconosciuta anche dagli interventi dei due esperti intervenuti in Consiglio, Paolo Carrozza, ordinario presso la Scuola superiore Sant’Anna di Pisa e coordinatore del Comitato tecnico scientifico di Upi-Toscana e Romano Benini, giurista ed esperto di politiche del lavoro. “Le Province – ha detto Carrozza – hanno prima di tutto, non solo in Italia ma anche in Europa, un ruolo fondamentale, perché dividono i territori in ambiti omogenei a cui delegare efficacemente funzioni e servizi. Sono le Province, e non i Comuni e le Regioni, il soggetto politico e istituzionale che garantisce alle politiche pubbliche un grado di omogeneità territoriale tale da essere realmente funzionali alle esigenze dei cittadini e dei territori”. Dello stesso avviso Romano Benini, che è entrato nel merito del ruolo delle Province nella gestione del mercato del lavoro. “I dati nazionali dimostrano – ha detto Benini – che nelle regioni in cui sono state affidate più responsabilità e risorse a livello provinciale, come è avvenuto in Toscana, la gestione della formazione e delle politiche per il lavoro funziona molto meglio. Spero che la Regione Toscana faccia una riflessione seria sulla questione, sostenendo il ricorso alla Corte Costituzionale contro le legge che, di fatto, svuota le Province, che sono i veri punti di riferimento per la sfida del lavoro in tutto il Paese”.
Gli interventi del presidente della Fondazione Mps, del sindaco del Comune di Siena e del rettore dell’Università di Siena. “Per la Fondazione Mps – ha detto il presidente Gabriello Mancini – la Provincia rappresenta da sempre un interlocutore fondamentale per il ruolo di coordinamento, di regia e di sintesi delle priorità che svolge non solo nei confronti delle autonomie locali, ma verso tutto il territorio. Insieme alla Provincia di Siena abbiamo siglato protocolli importanti nel campo del sociale, della cultura, dell’ambiente e nella gestione della risposta alla crisi. La legge messa in campo dal governo è un’assurdità – ha sottolineato Mancini – perché non ha abolito l’ente, ma di fatto lo ha reso inutile. Perché ciò non avvenga, è importante che ci sia una forte mobilitazione affinché anche la Regione Toscana presenti ricorso alla Corte Costituzionale. I profili di incostituzionalità della legge e la necessità di una riforma complessiva di tutto il sistema istituzionale sono i due grandi temi su cui occorre riflettere”.
“Non solo come rappresentanti delle istituzioni, ma anche come cittadini di questo territorio – ha detto Franco Ceccuzzi – ci rendiamo conto dell’utilità che le Province hanno per ognuno di noi. La Provincia non è una gabbia istituzionale, ma una dimensione reale di coesione che unisce i 36 comuni che la compongono e che sono uniti non da vincolo istituzionale, ma dalla stessa visione di sviluppo locale. Come Comune, abbiamo lavorato per portare in consiglio il protocollo “Terre di Siena” con l’obiettivo di rafforzare la cabina di regia del territorio e stiamo lavorando per riprendere il sistema di area urbana intorno al capoluogo, coinvolgendo la Provincia. Noi continueremo a lavorare considerando integre deleghe e autorevolezza della Provincia di Siena perché senza saremmo tutti più deboli”.
“E’ una Provincia eletta, semplice ed efficiente, come l’ha definita il presidente del consiglio provinciale Burresi, quella che tutti noi auspichiamo” – ha detto intervenendo al consiglio provinciale aperto il rettore dell’Università degli Studi di Siena, Angelo Riccaboni. “La crisi – ha detto Riccaboni – impone di rivedere i nostri comportamenti individuali e istituzionali, in una prospettiva di innovazione sociale, di cui la Provincia di Siena è un buon esempio. Occorrono nuove forme di collaborazione e aggregazione tra le istituzioni, per far fronte alle nuove esigenze dei cittadini”. Due gli ambiti di determinante collaborazione tra Università e Provincia citati dal rettore: orientamento al lavoro e sviluppo economico.
Rsu Provincia. A parlare in nome della Rsu della Provincia è intervenuto in consiglio Fabio Conti: “Nonostante la campagna denigratoria del pubblico nella società civile, i lavoratori delle Province continuano a fare il loro lavoro con professionalità e impegno. Le Province sono gestione della viabilità, formazione, lavoro, agricoltura, edilizia scolastica, difesa del suolo, pianificazione territoriale, turismo, caccia, pesca, protezione civile – ha ricordato Conti elencando le principali funzioni svolte dall’ente. “Se questo patrimonio ha avuto valore fino ad oggi, noi crediamo che vada potenziato, non cancellato. Come Rsu e come coordinamento Rsu Province toscane chiediamo di non sottrarsi al confronto con le parti direttamente coinvolte in questo processo, prime tra tutti le rappresentanze sindacali dei lavoratori. Solo con il nostro contributo può nascere una proposta condivisa e partecipata che tuteli posti di lavoro e livello dei servizi erogati ai cittadini e alla collettività”.
Gii interventi dei sindaci. Numerosi anche gli interventi dei sindaci del territorio che hanno voluto esprimere davanti al consiglio e ai dipendenti la propria posizione, espressa pubblicamente nei giorni scorsi in un appello all’Anci firmato dai trentasei primi cittadini. Da tutti è stata rivendicata la necessità di una seria riforma istituzionale delle autonomie, che tenga conto del ruolo di coordinamento territoriale svolto dalle Province. Tra gli interventi, quello del sindaco di Sovicille, Alessandro Masi – che ha ricordato il ruolo fondamentale della Provincia di Siena nella gestione della crisi; del sindaco di Sinalunga, Maurizio Botarelli; del sindaco di Poggibonsi, Lucia Coccheri, che ribadito la necessità di “riallocare le funzioni tra enti con chiarezza, perché i cittadini devono sapere chi fa cosa e chi ne ha la responsabilità politica. Riformiamo tutte le istituzioni, ma senza demagogia ed entrando nel merito – ha detto Coccheri – perché nel merito questa battaglia è sacrosanta”. “Il cuore della battaglia è a livello regionale – ha detto con chiarezza il sindaco di Casole d’Elsa, Piero Pii – dobbiamo costruire un sistema che faccia perno tra Provincia e Comuni nel profondo, la Regione deve rivedere la legge Nencini sul sistema delle autonomie locali”. Jacopo Armini, primo cittadino di Monteroni d’Arbia, ha detto che non serve “una sola difesa d’ufficio, ma c’è la necessità di elaborare un punto di vista autonomo e di mettere in atto una vera sussidiarietà verticale”, mentre Roberto Bozzi, l’ultimo sindaco intervenuto, ha parlato della necessità di mettersi “tutti in discussione, dal livello locale a quello statale. Sono a favore delle Province, ma credo anche ci sia bisogno di rideterminare deleghe e livelli istituzionali. Non mi è piaciuto il modo di affrontare il tema, abolendo di fatto le Province d’ufficio. Al governo Monti si è chiesto di togliere le castagne dal fuoco ai partiti, che non sono riusciti a fare una seria riforma istituzionale. Ne serve una generale e condivisa, rimettendo in discussione quello che eravamo per guardare avanti”.
Tra gli interventi di questa mattina anche quello del segretario provinciale della Cgil, Claudio Guggiari: “Il Paese – ha detto Guggiari – ha bisogno di unità, solidarietà, omogeneità, equità e la Provincia è e rimane un punto di riferimento fondamentale per garantire equità. C’è un problema costituzionale nell’abolizione delle Province e la Costituzione è nata in funzione di una condizione sociale che rimane disgregata ancora oggi. C’è bisogno di semplificazione amministrativa e istituzionale, ma non è questa la strada più giusta. Dobbiamo partire dal basso e con maggiore condivisione dei percorsi”.